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Osteopatia-LE FASCE - PAOLETTI.doc
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  1. R iequilibrio antero-posteriore (fig. 151)

Consiste nel rimettere in fase i movimenti fasciali della parte posteriore del corpo con quelli della parte anteriore.

Il soggetto è in decubito supino e il terapista, alla testa del soggetto, prende l’occipite nella sua mano sinistra a culla. La mano destra si pone sullo sterno. Si induce una leggera trazione della mano sinistra per controllare le fasce posteriori; la mano destra controla le fasce anteriori e percorre l’asse centrale del torace fino alla regione epigastrica. Tramite acolto induzione si armonizzano i movimenti percepiti dalle due mani fino a una libertà totale; le due mani devono essere in perfetta sincronia.

  1. Lo stress

Numerose persone sono in uno stato di stress permanente e questo imprime sulle loro fasce perturbando la motilità e creando delle tensioni, un po’ come se ci infiliamo una tuta troppo stretta; questo modifica il loro umore. Non esiste una ricetta per questa situazione, il trattamento è diverso per ciascun individuo. Tuttavia in un certo modo possiamo aiutare favorevolmente alcune persone soprattutto se questo trattamento interviene rapidamente.

Il soggetto è in decubito supino e il terapista si pone lateralmente a lui. Pone una mano a piatto sulla regione epigastrica. Spesso si sente sotto le nostre mani una zona tesa, dura come se tutto facesse blocco e con dei battiti aortici nettamente esagerati. Progressivamente i tessuti si mettono in movimento e si rilassano. Occorre essere del tutto passivi e non forzare la barriera di resistenza. L’ideale sarebbe che la mano potesse affondare liberamente in un addome del tutto elastico. Non ci scordiamo che abbiamo sotto le nostre mani il plesso solare e in caso di disfunzione può perturbare tutta la fisiologia della sfera sottomesocolica. In seguito trattare il diaframma e poi si passa allo sterno. Non ci scordiamo che a questo livello abbiamo in proiezione il plesso cardio-polmonare, con tutte le conseguenze della sua disfunzione. In seguito si passa al cranio del paziente. Si fa poi un riequilibrio antero-posteriore e si finisce attraverso un lavoro globale delle fasce. Questo trattamento non è esclusivo, può essere soggetto a numerose variazioni, in funzione del soggetto trattato; ha il merito tuttavia di portare un certo benessere che avviene in modo durevole se il trattamento interviene rapidamente.

  1. Le cicatrici e le aderenze

È sempre più raro incontrare una persona senza cicatrici e quando queste sono perturbanti devono essere sistematicamente trattate perché costituiscono la lesione primaria.

Si tratta la cicatrice in superficie a livello del tessuto cicatriziale attraverso degli stiramenti longitudinali e trasversali. Si passa poia la lavoro in profondità, perché è a questo livello che si hanno psesso perturbazioni. Una volta trovato l’asse di fissazione preferenziale si stira progressivamente in senso inverso alla restrizione. Si ritorna al punto di partenza per reintrodurre uno stiramento rispettando le possibilità dei tessuti e includendo progressivamente gli altri assi. Se necessario si fissa con l’altra mano la porzione di fascia opposta. Si termina tramite un ascolto induzione che deve mettere in evidenza una migliore motilità dei tessuti sottogiacenti. Ripetiamo che non si tratta di soppprimere le aderenze perché solo un bisturi potrà farlo ma queste a forza di irritazioni perdono tutta l’elasticità e finiscono per inibire l’organo vicino e per fissarlo. Si tratta di ritrovare semplicemente una certa possibilità di elasticità come è nel potere di tutti i tessuti; dopo il trattamento sulla cicatrice un organo potrà ritrovare una funzione normale. Citiamo semplicemente due esempi su tanti. È frequente incontrare una stitichezza destra in seguito a una cicatrice da appendicectomia e a volte un semplice lavoro su questa ristabilisce un transito normale. Il secondo esempio riguarda un paziente che in seguito ad episiotomia presenta una dispareunia superficiale che impedisce tutto il rapporto. Un solo trattamento del tessuto cicatriziale è sufficiente affinchè tutto ritorni nella normalità. Potremmo moltiplicare gli esempi sebbene non tutte le cicatrici reagiscano al nostro trattamento; ma proponiamo una soluzione diversa pensando che sarebbe dannoso privarne il paziente.

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