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Osteopatia-LE FASCE - PAOLETTI.doc
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29.09.2019
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  1. Protocollo del test

Per essere efficace un test di ascolto richiede precauzioni elementari, senza le quali risulta del tutto inutile. E' evidente che un test d'ascolto non si esegue in modo spontaneo, ma necessita di addestramento per perfezionarsi, e della disponibilità da parte del terapeuta di ammettere che una mano può avvertire movimenti infimi.

Il corretto svolgimento dipenderà da:

  • contatto manuale

  • trovarsi in sintonia col paziente

  • neutralità del terapeuta

  1. Il contatto manuale

Dovendo testare movimenti nell'ordine di qualche micron, è chiaro che il minimo "granello di sabbia" può falsare il test.

  • In primo luogo, si deve evitare che le mani siano fredde per non scatenare un riflesso di difesa.

  • La mano deve essere appoggiata ben piatta sulla zona da esaminare cercando di stabilire un contatto più ampio possibile con il tessuto del soggetto, per due motivi fondamentali:

  1. più la superficie del contatto è ampia, più grande è il numero di ricettori dai quali si ricevono informazioni.

  2. più la mano è piatta, più facilmente ci arriveranno informazioni precise dalle fasce del paziente.

- E' necessario evitare il contatto con l'estremità delle dita; i tessuti sono dotati di sensibilità estrema e se la palpazione è aggressiva non si ottiene da parte loro alcuna risposta, poiché si provoca una reazione tramite uno spasmo riflesso, che si può innescare con facilità.

- Anche la pressione deve essere moderata, se è troppo forte può superare il livello di ascolto voluto impedendo di percepire il movimento; verrebbero, infatti, stimolati soprattutto i recettori della pressione.

- La mano deve posare in modo naturale sul tessuto, alleggerita solo dal suo peso, ma deve anche ottenere un'aderenza ferma creando un effetto a ventosa. La mano "s'incolla" al tessuto per seguirlo più facilmente nella sua motilità.

  1. Trovarsi in sintonia col soggetto.

Il test di ascolto è in assoluto il più raffinato come possibilità di palpazione. I tessuti hanno memoria del passato, e il nostro scopo è leggere la storia di cui essi sono impregnati.

Si stabilisce un dialogo passivo; il paziente non ha padronanza delle informazioni che riceviamo dalle fasce, perché ci sono trasmesse a livello incosciente. Se non si riesce ad ottenere un giusto contatto, non si ricevono risposte. Conosciamo il soggetto attraverso i suoi tessuti, agendo con gran rispetto come se dovessimo chiedere il permesso per dialogare con essi.

3- Neutralità del terapeuta.

La lettura dei tessuti deve avvenire in stretta imparzialità per essere efficace.

Il terapeuta si deve apprestare al compito senza alcun tipo di preconcetto ed essere totalmente passivo e dedito all'ascolto. Deve rispettare il ritmo del paziente, senza imporre il proprio ritmo, altrimenti si ottiene una non risposta o una risposta falsata. Ciò non è così scontato, per mancanza d'abitudine, o perché la motilità tarda a manifestarsi e il terapeuta ha la tendenza a proiettare il proprio ritmo sui tessuti del paziente, rilevando così solo il proprio movimento.

L'attenzione dev'essere posta esclusivamente su quello che accade a livello del contatto, lasciandosi guidare dai tessuti soggiacenti. Ciò richiede una disponibilità e una concentrazione massima, per ottenere una risposta rapida.

Al momento in cui tutti i parametri sono rispettati il test inizia veramente. Solo quando i tessuti accetteranno di dialogare con il terapeuta, riveleranno le loro distorsioni, il dolore: la storia.

Riuscendo a rimanere totalmente in ascolto del paziente, è stupefacente la rapidità con cui i suoi tessuti si mettono a "dialogare". Più rapidamente s'instaura uno stato di confidenza, più repentina sarà la risposta.

Si avrà l'impressione di movimenti molto ampi, come se il fatto d'essere in sintonia costituisse un amplificatore del micromovimenti ricercati.

Un solo momento di distrazione, un gesto troppo brusco o una negligenza del terapeuta saranno sufficienti ad interrompere il dialogo. Non è necessario un tempo troppo lungo per testare la motilità; può accadere che si rimanga delle ore in contatto col tessuto senza trarne la minima informazione.

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