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Osteopatia-LE FASCE - PAOLETTI.doc
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29.09.2019
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  1. Il dolore

Si dice che il dolore è bugiardo e se lo consideriamo con circospezione vediamo la variabilità che può presentare da un soggetto all’altro o eventualmente il fatto che può nascondere un problema più profondo; il dolore può tuttavia essere un buon alleato se lo si considera con le precauzioni d’uso. Una fascia, normalmente, non è dolorosa a una pressione normale; in caso di leione la sua sensibilità è nettamente aumentata e questa diviene molto dolorosa a livello delle bande o dei punti nodulari e appena tollerabile a una palpazione leggera nelle zone di calcificazione o in certi legamenti. Il dolore è legato alla liberazione di prostaglandine. L’aspirina e gli antidolorifici bloccano la sintesi di prostaglandina e impediscono dunque la produzione di questa sostanza critica che segnala il danno tessutale. Per quanto riguarda la pelle essa può essere sede di dolori molto vivi scatenati da un semplice sfioramento. In seguito ad un trattamento appropriato si nota una diminuzione o una scomparsa dei punti dolorosi. Questo ha un’altro vantaggio, ed è quello di fare sentire al paziente l’effetto benefico del trattamento e ciò non farà altro che rassicurarlo del resto non vi cosulta perché ‘ha male là’. Insistiamo ancora sul fatto che il dolore non è che la parte emersa di un iceberg e questo è parte integrante di più fattori che costituiscono la lesione osteopatica.

  1. Test di mobilita’

I test di mobilità seguono naturalmente i test palpatori e vi sono collegati.

  1. Scopo del test

Il fine è quello di mettere in evidenza una perturbazione della motilità sia che questa sia a livello della pelle, di un legamento, di un viscere o di un’articolazione. Ha per fine confermare il test di ascolto. Il test di mobilità può applicarsi a qualsiasi distretto corporeo e richiede una ottima conoscenza dell’anatomia. Più sarà precisa la nostra conoscenza anatomica palpatoria, più sarà fine il test di mobilità e efficace il trattamento che ne deriverà. Il test di mobilità si farà seguendo due modalità: a grande leva o segmentario.

  1. Test a grande braccio di leva

Riguarda dei segmenti o delle parti più estese. Una limitazione di un’articolazione o di tutta una zona può essere di origine strettamente locale o provenire da una catena lesionale lunga. I test a grande braccio di leva sono tutti quelli più classici: flessione plantare, flessione dorsale, flessione anteriore della testa e del tronco…

La loro modalità di esecuzione non presenta alcuna difficoltà. È tuttavia più difficile determinare al primo colpo se la limitazione è puramente locale o dipende da una grande leva fasciale. Con una certa abitudine si può vedere assai facilmente la differenza. È importante vedere la differenza in quanto le tecniche correttive variano in funzione dei parametri limitativi, ma anche delle zone considerate. I test a grande braccio di leva sono sfortunatamente troppo spesso evitati o fatti in modo incompleto. Eppure sono loro a dimostrare obbiettivamente al soggetto il miglioramento apportato dal trattamento grazie al guadagno di mobilità ottenuto, guadagno che spesso va di pari passo con una modificazione della sensazione dolorosa.

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