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Osteopatia-LE FASCE - PAOLETTI.doc
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29.09.2019
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2)Protezione

Oltre al ruolo di mantenimento la fascia possiede un meccanismo di protezione per garantire l’integrità fisica e fisiologica del corpo umano. Questo meccanismo di protezione si esprime seguendo più vettori e questo grazie alla sua solidità, ma anche alla sua contrattilità ed elasticità.

Mantenimento dell’integrità anatomica

Grazie alla sua resistenza la fascia permette il mantenimento dell’integrità anatomica delle diverse parti del corpo. Permette ai diversi organi di conservare una forma costante. Questo non avviene in modo rigido, ma grazie ad un’adattabilità che varia a seconda delle regioni prese a riferimento.

Così le fasce che avvolgono i reni, il fegato, o che mantengono la struttura delle arterie, pur avendo una certa elasticità, possiedono un tono maggiore rispetto a quelle presenti nell’intestino, nello stomaco, nelle vene e negli ureteri, che sono sottomessi a variazioni di forma e di pressione dipendenti dal loro grado di riempimento; devono dunque permanentemente aggiustare le loro tensioni, per una maggiore tolleranza e perciò necessitano nella loro struttura di una maggiore quantità di reticolina, fibre elastiche e di una sostanza fondamentale meno densa. È ancora grazie alle fasce che i muscoli possono avere la loro forma anatomica; ma qui abbiamo a che fare con fasce molto più dense e resistenti. La loro deformazione è minima permettendo così ai muscoli di appoggiarsi a loro.

Protezione contro le variazioni di tensione

La fascia costituisce la prima barriera protettrice contro le variazioni importanti di tensione nel corpo, permettendo di assorbire gli urti per preservare l’integrità delle strutture che avvolge e sostiene. Funge dunque da vero e proprio ammortizzatore, che tramite la sua contrattilità e la sua elasticità attenua le tensioni che si esercitano sul corpo e di prendersi carico e di distribuire l’energia trasmessa da un urto violento, al fine di evitare una lesione sull’organo che protegge.

Questo ruolo di tampone e di protezione è significativo a livello delle meningi il cui fine è quello di preservare l’asse cerebrospinale contro gli urti e le variazioni brutali di pressione, che potrebbero essere molto dannose per il tessuto nervoso. A questo livello abbiamo un elemento supplementare che rinforza il ruolo di ammortizzazione: il liquido cefalo-rachidiano. In periferia il liquido cefalo-rachidiano è sostituito, nelle zone particolarmente sensibili (reni, fosse ischio-rettali…), da tessuto grasso, che non è altro che una varietà di tessuto connettivo prossimo alla fluidità. Bisogna ricordare che la contrattilità e la elasticità sono fattori importanti della meccanica fasciale; l’elasticità diminuisce nel corso della vita contribuendo in modo importante all’invecchiamento.

Un esempio illustra chiaramente questo stato di cose: ci sono delle modificazioni progressive della pelle nel corso dell’età, come le pieghe cutanee che si affacciano nel corso degli anni e che aumentano via via che il tempo passa; queste pieghe sono dovute all’indebolimento dei legami trasversali e quindi dell’elasticità del tessuto connetivo.

La dinamica meccanica di un tessuto sarà condizionata dalla concentrazione locale di proteoglicani e di acido ialuronico. Le tappe della sintesi e del metabolismo dei proteoglicani possono essere modificati da dei fattori endogeni (ereditarietà, errori genetici…) ed esogeni (malnutrizione, stress, infezioni batteriche e virali, traumi…). Ciò porterà ad un addensamento della sostanza fondamentale con un rinforzo delle fibre di collagene. Se le forzature che si esercitano sul tessuto connettivo persistono, questo trasformerà completamente la sua struttura, soprattutto nei punti di inserzione, per poi arrivare alla calcificazione. È per questo che noi vediamo il progressivo formarsi di calcificazioni su attacchi legamentosi o fasciali a seguito di tensioni importanti. Questo fenomeno è particolarmente frequente a livello del calcagno, del gomito e della spalla o della colonna vertebrale, citando gli esempi più notevoli che si trovano quotidianamente.

Sotto l’effetto di irritazioni, infiammazioni e di stress ripetitivi e molto importanti, il tessuto connettivo mette in moto un meccanismo di difesa che consiste nella sua trasformazione in tessuto osseo. Assistiamo così ad un importante fenomeno di adattamento, compensazione tanto più notevole visto che come vedremo più avanti, questo fenomeno può essere reversibile.

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