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Osteopatia-LE FASCE - PAOLETTI.doc
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  1. Il cranio Il cuoio capelluto (fig 146 e 146 bis)

Il soggetto è in decubito supino e il terapista è alla testa del paziente. A livello delle suture incontriamo delle zone di depressione e delle zone circolari. Con i polpastralli delle dita facciamo una pressione scivolamento convergente verso il centro della lesione. Per le zone circolari, si porta in seguito verso il centro e si esercita una leggera pressione e mobilizzare la fascia in tutti i sensi sul periostio. Le zone circolari si incontrano spesso in seguito a degli urti e possono essere all’origine di catene lesionali discendenti. Le zone di depressione si incontrano più frequentemente in caso di affaticamento, stress, mal di testa e strapazzi.

  1. L a giunzione occipito-cervicale (fig 147)

Ultima zona di adattamento-compensazione, è sede di tensioni permanenti ed è raro che presenti una libertà totale di movimenti. Il soggetto è in decubito supino e il terapista si pone dietro il paziente, ponendo le dita delle due mani al di sotto dell’occipite nella zona tessutale. Si mette una leggera pressione delle dita e si segue il rilasciamento del tessuto. Si potranno spostare le due mani in senso opposto per introdurre uno stiramento laterale e infine, oltre alla pressione, piegare le dita per eseguire uno stiramento longitudinale localizzato. Si porranno in seguito i polpastrelli sulla linea curva occipitale. Il peso della testa è sufficiente per la pressione; attendiamo il rilasciamento dei tessuti. Se sotto le dita appare una banda o un punto nodulare lo tratteremo specificatamente. Il nervo di Arnold passa a questo livello in un canale osteofibroso e non è raro che vi sia compresso.

  1. Lavoro globale delle fasce superiori (fig 148)

I l soggetto è in decubito supino e il terapista, posto dietro di lui, prende l’occipite del paziente nelle sue mani a V aperta, con i pollici in direzioni delle temporo-mandibolari. Si esegue una leggera trazione e nello stesso tempo si riaggiusta la flessione dell’occipite sull’atlante. A partire da qua si possono controllare tutte le fasce posteriori e laterali. In funzione delle tensioni si riaggiusterà tutto il segmento superiore attraverso dei micromovimenti di flessione, estensione, lateroflessione e rotazione, e in seguito si attende il rilasciamento progressivo dei tessuti. È evidente che se esite una forte perturbazione a distanza occorrerà andare lì per regolarla; più il trattamento è preciso e specifico, più è efficace. Questa tecnica è molto utile quando la tensione è globale o per affinare la correzione dopo un trattamento specifico. Con una certa abitudine si può discendere molto in basso per completare un trattamento, ma è illusorio voler trattare tutto attraverso la leva superiore.

  1. L ’asse duromadrico vertebrale (fig. 149)

La distinzione fra questa tecnica e la precedente è molto sottile.

Il soggetto è in decubito supino e il terapista, alla testa del paziente, posiziona le sue mani nel prolungamento l’una dell’altra lungo la linea curva occipitale. Si riaggiusta in seguito la flessione estensione occipito-atlante per essere bene nell’asse duro-madrico. Si introduce una minima trazione più intenzionale che reale e si discende progressivamente lungo la colonna. Quando appare un punto di fissazione ci si arresta su questo punto e si aggiusta eventualmente la lateroflessione rotazione; si attende il rilasciamento accentuando leggermente la tensione poi rilasciandola per riprenderla in seguito fino a che non si sente una certa libertà.-è tutto così evidente che, nelle fissazioni importanti, occorrerà dapprima passare attraverso una tecnica strutturale e non sperare in un rilasciamento che rischierebbe di farsi attendere troppo a lungo. Al contrario nelle tensioni minori o per completare un trattamento strutturale questa tecnica risulta efficace e perfettamente adatta.

L AVORO FASCIALE GLOBALE

Abbiamo descritto nell’insieme delle tecniche segmentali ma il lavoro fasciale può avvenire anche in modo globale sia procedendo mano a mano sia tutto insieme su una lunga distanza, seguendo le possibilità del terapista (fig. 150). Per esempio a livello dell’arto inferiore il soggetto è in decubito supino. Il terapista pone una mano sulla faccia dorsale del piede e l’altra a metà tibia; tra le due mani si stabilisce un movimento di ascolto induzione, che armonizza l’arto inferiore in tutti i piani dello spazio. Si procederà via via fino alla radice dell’arto; poi una mano a livello del piede e l’altra alla radice dell’arto, si riarmonizzerà l’arto inferiore nel suo insieme. Avremmo potuto iniziare tutto insieme da quest’ultima tappa.

A partire dalla radice dell’arto si può risalire via via fino al livello del cranio, per controllare finalmente, con una grande esperienza, le disfunzioni fasciali che partono dall’inizio delle fasce: il cranio. Ancora una volta questo riguarda le tensioni globali senza fissazione specifica. Bisogna riconoscere che voler controlare tutto a partire da un solo punto è molto difficile e che può essere più semplice andare dove ci chiama la tensione.

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