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Lettere dal carcere

Casa Penale di Turi,

7 settembre 1931

Carissima Tatiana

...Vorrei rispondere qualche cosa alla tua lettera del 28 agosto in cui accenni qualche cosa intorno al mio lavoro sugli «intellettuali italiani». Si capisce che hai parlato con Р., perché certe cose può solo avertele dette lui. Ma la situazione era diversa. In dieci anni di giornalismo io ho scritto tante righe da poter costituire quindici o venti volumi di quattrocento pagine, ma esse erano scritte alla giornata e dovevano, secondo me, morire dopo la giornata. Mi sono sempre rifiutato di fare delle raccolte sia pure ristrette. Il professor Cosmo voleva nel'18 che gli permettessi di fare una cernita di certi corsivi che scrivevo quotidianamente in un giornale di Torino; egli li avrebbe pubblicati con una prefazione molto benevola e molto onorevole per me, ma io non volli permettere. Nel novembre del '20 mi lasciai persuadere da Giuseppe Prezzolini a lasciar pubblicare dalla sua casa editrice una raccolta di articoli che in realtà erano stati scritti su un piano organico, ma nel gennaio del '21 preferii pagare le spese di una parte della composizione già fatta e ritirai il manoscritto. Ancora nel '24 l'onorevole Franco Ciarlantini mi propose di scrivere un libro sul movimento dell' «Ordine Nuovo» che egli avrebbe-pubblicato in una sua collezione dove erano già usciti i libri di Mac Donald, di Gompers, ecc.; egli s'impegnava a non mutare neanche una virgola e a non appiccicar al mio libro nessuna prefazione o postilla polemica. Avere pubblicato un libro da una casa editrice fascista in queste condizioni era molto allettante, pure rifiutai. Per P. la questione era diversa: ogni suo scritto di scienza economica era molto apprezzato e iniziava lunghe discussioni nelle riviste specializzate. Ho letto in un articolo del senatore Einaudi che P. sta preparando una edizione critica dell'economista inglese David Ricardo: l'Einaudi loda molto l'iniziativa e anch'io sono molto contento. Spero di essere capace di leggere correntemente l'inglese quando questa edizione sarà pubblicata e di potere leggere Ricardo nel testo originale. Lo studio che ho fatto sugli intellettuali è molto vasto come disegno e in realtà non credo che esistano in Italia libri su questo argomento. Esiste certo molto materiale erudito ma disperso in un numero infinito di riviste e di archivi storici locali. D'altronde io estendo molto la nozione di intellettuale e non mi limito alla nozione corrente che si riferisce ai grandi intellettuali. Questo studio porta anche a certe determinazioni del concetto di Stato che di solito è inteso come società politica (o dittatura o apparato coercitivo per conformare la massa popolare secondo il tipo di produzione e l'economia di un momento dato) e non come un equilibrio della società politica con la società civile (o egemonia di un gruppo sociale sull'intera società nazionale esercitata attraverso le organizzazioni cosiddette private, come la Chiesa, i sindacati, le scuole, ecc.). E appunto nella società civile specialmente operano gli intellettuali (Benedetto Croce, per esempio, è una specie di papa laico ed è uno strumento efficacissimo di egemonìa anche se volta per volta possa trovarsi in contrasto con questo o quel governo, ecc.). Da questa concezione della funzione degli intellettuali, secondo me, viene illuminata la ragione o una delle ragioni della caduta dei Comuni medioevali, cioè del governo di una classe economica che non seppe crearsi la propria categoria di intellettuali e quindi esercitare un'egemonia oltre che una dittatura ; gli intellettuali italiani non avevano un carattere popolare-nazionale ma cosmopolita sul modello della Chiesa e a Leonardo era indifferente vendere al duca Valentino i disegni delle fortificazioni di Firenze. I Comuni furono dunque uno Stato sindacalista che non riuscì a superare questa fase e a diventare Stato integrale come indicava invano il Macchiavelli che attraverso l'organizzazione dell'esercito voleva organizzare l'egemonia della città sulla campagna, e perciò si può chiamare il primo giacobino italiano (il secondo è stato Carlo Cattaneo, ma con troppe chimere in testa). Così ne deriva che il Rinascimento deve essere considerato un movimento reazionario e repressivo... in confronto dello sviluppo dei Comuni, ecc. Ti faccio questi accenni per farti persuasa che ogni periodo della storia svoltosi in Italia, dall'Impero Romano al Risorgimento, deve essere guardato da questo punto di vista monografico. Del resto, se avrò voglia e me lo permetteranno le superiori autorità, farò un prospetto della materia che dovrà essere di non meno di cinquanta pagine e te lo invierò; perché, naturalmente, sarei lieto di avere dei libri che mi aiutassero nel lavoro e mi eccitassero a pensare. Così pure in una delle prossime lettere ti riassumerò la materia di un saggio sul canto decimo dell'Inferno dantesco perché trasmetta il prospetto al professor Cosmo il quale come specialista in danteria mi saprà dire se ho fatto una falsa scoperta o se veramente meriti la pena di compilarne un contributo, una briciola da aggiungere ai milioni e milioni di tali note che sono state già scritte.

Non credere che io non continui a studiare, o che mi avvilisca perché a un certo punto non posso condurre più avanti le mie ricerche. Non ho perduto ancora una certa capacità inventiva nel senso che ogni cosa importante che leggo mi eccita a pensare: come potrei costruire un articolo su questo argomento? Immagino un cappello e una coda piccanti e una serie di argomenti irresi­stibili, secondo me, come tanti pugni in un occhio; e così mi ; diverto da me stesso. Naturalmente non scrivo tali diavolerie: mi limito a scrivere di argomenti filologici e filosofici, di quelli per cui Heine scrisse: erano tanto noiosi che mi addormentai, ma la noia fu tanta, che mi costrinse a svegliarmi.

Ti abbraccio teneramente.

Antonio

Adattato da A. Gramsci