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Ma che cosa è questo campanile? (Stralcio dell'articolo)

La critica si è accorta da tempo del fatto che Campanile è un grande scrittore e per una rassegna di giudizi insospettabili rimando alla prefazione stesa da Enzo Siciliano per «Agosto moglie mia non ti conosco». Ma io sospetto che molti lettori surcigliosi, anche quando ammettono questo fatto, inclinino a pensare che Campanile sia scrittore malgrado sia umorista. Come se, insomma, Campanile tra una battuta e l'altra (che si possono godere a titolo gastronomico) abbia anche delle belle pagine serie, e leghi il tutto con una scrittura limpida e pulita, quasi classica.

Ebbene, vorrei dire che quando non fa ridere Campanile non è un grande scrittore. Certe sue descrizioni di paesaggio, certe concessioni al gusto lirico elzeviristico dell'epoca in cui stilava i suoi romanzi, sono ormai datate. E si salvano quando si avverte che Campanile le inserisce a bella posta, parte di quella collezione di luoghi comuni letterali su cui fonda tanti dei suoi effetti comici. O quando finge sino alla fine della pagina di prendere sul serio il proprio volo lirico, per ribaltare il tono all'ultima riga; e si vede come esempio di questo procedimento di anticlimax la descrizione della levata del sole, proprio all'inizio di «Sela luna». Lo spettacolo di questo sole scenografo e pirotecnico che dispone i suoi effetti luminosi con grazia e teatralità a un tempo e indubbiamente buona letteratura, ma non sarebbe niente di più se, a spettacolo finito (o meglio al suo culmine), Campanile non andasse a capo e non attaccasse un: «Oh, rabbia! Ancora un'entrata mancata: сhi russa di qua, chi russa di là, tutti dormono come ghiri e nessuno ha visto».

A questo punto Campanile diventa grande scrittore, il che è come dire che la sua virtù letteraria non sta nell'elocutio1, ma nella dispositio2: o, in termini più accessibili, che la sua maestria non consiste nel disporre parole, ma nel montare e rimontare, secondo una logica Altra, gli avvenimenti; i quali, va detto, sono

1 elocutio — изложение

2 dispositio — расположение (порядок следования)

quasi sempre avvenimenti già messi in circolazione dalla Letteratura o dal Costume quotidiano. E chi ha familiarità coi discorsi sulla letteratura d'avanguardia vede già come questa definizione accomuni Campanile ai maestri del romanzo sperimentale contemporaneo. (Che poi non sempre i maestri del romanzo sperimentale contemporàneo siano piacevoli, e Campanile invece lo sia senza riserve, questo mi pare un bel punto a suo vantaggio.)

Stabilito allora che Campanile è grande in quanto umorista e che il suo è un umorismo di montaggio e capovolgimento, cerchiamo di capire alcune delle sue regole di montaggio. Dico alcune perché, se Campanile è grande, allora bisogna presumere che sappia ogni tanto cambiare le carte in tavola e spesso ci sorprenda con una trovata che non si adatta alle regole estrapolate dalle trovate precedenti; e credo che a studiar bene Campanile si possa scrivere un bel saggio su tutti o quasi tutti i meccanismi del comico. Ma siccome uno studio del genere richiederebbe molti anni di intensa meditazione, e a fingere di farlo senza preparazione si rischia di diventare un personaggio di Campanile, ecco che mi limiterò a saggiare alcuni meccanismi fondamentali. Tanti altri ne rimarranno fuori.

Per esempio, se penso alla storia del polipo di Agosto, tratto dalla sua cuccia marina ogni volta che arriva uri cliente al ristorante e sbattuto su di una pietra per dare l'impressione che nel ristorante si predisponga pesce fresco (e alla patetica e disperata vicenda di questo ottopode martire), mi trovo fuori squadra. Le mie proposte non funzionano più: a essere snob si potrebbe dire che qui siamo ai limiti del sublime. In realtà anche qui giocano dei meccanismi, ma sono molti e complessi. Potremmo cercare di suggerirne uno: l'imperturbabilità del tono; e infatti provate a raccontare la stessa scena alla De Amicis e il brano farà ridere, ma per altre .ragioni, si piangerebbe cioè sul polipo e si riderebbe sull'autore. In Campanile invece si ride non sul polipo ma sul fatto che non si può non ridere e tuttavia occorrerebbe piangere. Ma non è l'unico meccanismo, certo, e ne giocano altri: per esempio l'antropomorfizzazìone, il ricorso al luogo comune che ogni albergatore debba mentire circa la freschezza del pesce che serve, la ripetitività della situazione (è comico che il polipo sia «quasi» ucciso molte e molte volte, e che non possa sperare di arrestare questa pratica infernale"), la sproporzione tra la potenza dell' uomo e la debolezza dell'animale (mentre la scena è vista con gli occhi dell'animale, dotato di grande potenza d'affetti) la beffa giocata ai clienti, che diventano di fatto altrettanti calendrini, l'irreale vitalità dell'animale, l'inim­maginabile crudeltà dell'oste, e così via. Come si vede, in una sola storia funzionano decine di meccanismi tutti singolarmente a suo tempo studiati dai teorici del comico, i quali però di solito credevano che ciascuno di questi, da solo giustificasse il fenomeno del riso, mentre Campanile ci dimostra che la grandezza del discorso comico sta nell'intessere più effetti alla volta [...]

Adattato da U. Eco

Tratto dal libro: SUGLI SPECCHI E ALTRI SAGGI