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Rock7 / 27Kazilo.doc
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09.02.2015
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Autunno

La notte sputa di nero sui vetri.

L’’estate è andata, che vada al diavolo.

Sogni dalle coperte.

Sotto un severo cappotto dorme il paese del nord.

Dove sei primavera?

Di cosa sei malata?

Autunno: bacche di labbra velenose.

Autunno: il tuo cadavere lussurioso accanto.

Tutte le mie canzoni di Luglio e di Agosto

Sono cremate dall’autunno.

Lei è così gelosa nel ruolo di mia moglie.

Tabacco umido. Tosse.

Il cielo come un serbatoio smaltato pieno di kaša.

E di mattina, proprio su di me

Gocciola il pus arrugginito.

Si vede, anche Dio si è divertito in primavera.

E’ tempo di lasciare i nidi.

E’ tempo di cambiare le stelle.

Ma le stelle, sognando di volare come gli uccelli,

cadono solo verso il basso.

Ovunque l’autunno fa lo strip-tease.

I cavalli sognano slitte veloci.

Sono stufi del carro.

Campo, di pulite, semplici lenzuola di neve.

Chi curerà e fascerà le nostre ferite?

Chi ci metterà i punti?

Io lo so: l’inverno, nel ruolo della mia vedova.

Signora

Stanotte fa un freddo cane,

Apri signora, ad un ex-soldato,

Lasciami scaldare, sono completamente gelato,

Il nemico ha bruciato la mia casa natia.

Dopo il segno della croce,

In silenzio mi offri lo sgabello,

E sistemi il samovar sul tavolo

Sulla tovaglia pulita ed inamidata.

Metti le pagnotte nella stufa,

Sistemandole con una lunga pala.

Vai nel ripostiglio, tintinnano le chiavi.

E ritorni con il tuo mezzo litro più caro.

Io suono la tua fisarmonica.

Strappandotela dall'anima.

– Perché stai seduta, come un'icona?

Allora dai, balla, balla, balla...

Quando l'alcool fa girare la testa,

E «Il giorno della vittoria» non riesco più a finirla,

Allora mi adagi sul letto,

E lentamente ti stendi sul bordo.

Ma dopo un'ora mi giro verso il muro.

Borbotto con un sorriso colpevole.

– Io non sono un soldato... Perché mi hai creduto?

Ho inventato tutto, anche la casa natia.

E da lei c'è tutto, l'orologio e l'aspirapolvere.

E da lei si sta abbastanza comodi.

Ti ho presa in giro, non morivo dal freddo.

Abito a tre minuti da qui.

Il vero motivo della mia visita

Era andare a letto con la mia vicina-vedova.

E tu rispondi: Non fa niente...

E silenziosamente inclini il capo.

Ed ecco ad un tratto capisco qualcosa,

E di qualcosa seriamente mi dispiaccio.

Ti abbraccerò più forte

E ti riscalderò, fino a scaldarmi.

Si, ti abbraccerò più forte

E sarò figlio, marito, padre e fratello.

Dopotutto e dura per un uomo solo,

Dopo che il nemico ti ha bruciato la casa natia.

Via dai blocchi!

Mano sulla spalla, stampa sull’ala.

Nella baracca dei problemi, è il giorno del bagno.

Quaderno fradicio.

So perché cammino sulla terra.

Mi sarà più facile volare.

In tre minuti, il ballo delle statue di cera.

In Quattro, la morte.

Da sette pelli strappate, un pezzo di lana.

Quanto voglio vivere? Non meno di quanto voglio cantare.

Lega il mio filo in un nodo.

Freddo aprile. sogni caldi.

E i virus di note nel sangue.

E ogni obiettivo della prossima guerra

Ride e aspetta l’amore.

Il nostro medico scalda la sua siringa di sole.

E gli aghi dei raggi di nuovo trovano il mio sangue.

no, non piangere, siediti e guarda

Come l’amore mi attraversa la gola.

Afferralo con la bocca, i bicchieri sono pieni.

L’accordo silurante, fino al fondo.

Il manifesto dell’ultima primavera

dondola dal quadrato della finestra.

Tempia bucata. Onda cieca.

Capiscilo, non è mai tardi per toglierti la corazza.

Baciando un pezzo di ghiaccio del trofeo,

Silenzioso vado verso il fuoco.

Noi, bastardi dei topi. Noi, figliastri degli uccelli.

Uno su tre, è un proiettile.

Siediti e guarda il principe nucleare

Che porta la frusta sul trono.

Non piangere, non dispiacerti, perché dispiacersi?

Vedi, sei come me, orfano.

E allora? Coraggio! Abbiamo bisogno di volare!

Allora via dai blocchi! Via dai blocchi!

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