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09.02.2015
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Reparto n°6

Volevo andare ad Alma-Ata, sono arrivato a Vankuta.

Mi sono fatto i lapti da solo, mi sono iscritto al coro.

Volevo le «belomor», in vendita solo le «tu».

Volevo un telescopio, mi hanno dato un'accetta.

Volevo fumare un po', ma qui è proibito.

Volevo scaldarmi un po', ma il vino è finito.

Volevo chiarire, mi hanno rotto due costole.

Volevo obiettare, ma i capi mi hanno picchiato.

Volevo star da solo, mi è toccato stare in tre.

Speravo di assopirmi, hanno urlato «sveglia!».

Sputo in faccia al servo di nome popolo.

Mi piace BG, non dell'altro.

Volevo volare, mi tocca strisciare.

Mi sforzavo di strisciare fino in fondo, mi bloccavo a metà strada.

Mi rigiravo nel gelo. Ma forse in piedi sarebbe stato meglio?

Di questo mi minacciano, da uno a cinque anni.

Volevo urlare, mi hanno ordinato di tacere.

Ho provato a borbottare, ma possono fare la spia.

Volevo imbestialirmi, mordermi e ringhiare.

Ho provato a morire, ma ce l'hanno fatta a rianimarmi.

Potevi anche non riuscirci, grazie capo dei dottori.

Per il fatto che ora non ho voglia di volere.

Psiche sana. Disabituato a bere e mangiare.

Grazie, Bashlachev. Reparto n°6.

Il treno

Non c'è tempo per imbrogliarci,

e non c'è niente per cui semplicemente addormentarsi,

e non c'è nessuno capace di spegnere il mozzicone.

La mia testa è un incrocio ferroviario.

C'è un cielo intero, ma niente da respirare.

Qui sto stretto, ma non provo a scappare.

Saldamente mi perdo nella rete di righe sbagliate.

La mia testa è un incrocio ferroviario.

Nel nostro gioco le regole sono state infrante,

E io rimando appeso al cavo del telefono.

Guardate, oggi il cappio sulle spalle del torturatore.

Dimmi addio, prega e finisci più in fretta.

Un minuto si conta in qualche anno,

Ma tu mi ha comprato il biglietto del ritorno.

Ed ecco che già mi porti il tè caldo.

Con esso inizia la stagione morta.

Sei delle tue cifre ricordano il mio telefono,

anche se da tempo si è mischiato alle lunghe sirene.

Abbiamo bisogno di tacere, dopo aver stretto i denti fino

a far dolere le tempie.

Il filtro della sigaretta imbrattato di sangue.

Viaggio per il campo minato dell'amore.

Voglio morire ogni giorno tra le tue braccia.

Ho bisogno almeno una volta di morire tra le tue braccia.

Amore, è una parola simile ad una bugia.

Una spilla da quattro soldi appuntata sulla pelle.

Un vagone ristorante agganciato alla terza classe.

E pesino l'amore non aiuta a tirare il freno di emergenza.

Amore, è un regista con uno sguardo meravigliato,

Che gira un film con un finale triste,

Ma per noi fa lo stesso, volevamo a tal punto guardare lo schermo.

Amore è la mia casa stregata,

E due persone, che dopotutto dormono ancora lì.

In via «Sacco e Vanzetti» 22, a casa mia.

Loro dormono ancora, ma si ricordano ancora le parole.

Un pazzo telegrafo notturno li coglie.

Amore, è ciò su cui ho torto e ragione.

E solo l'amore mi da questo diritto.

Amore, come un carillon delle ore che restano,

E' il terrore persistente degli indirizzi altrui.

L'amore è il sole che porta al tramonto.

Amore, sono io, il tuo milite ignoto.

Amore, è la neve ed il muro chiuso.

Amore, è qualche goccia di vino.

Amore, è il treno «Sverdlosk-Leningrado»

e ritorno.

Amore, è il treno di arriva e ritorno indietro.

Non c'è tempo per imbrogliarsi.

E non c'è niente, per cui semplicemente addormentarsi.

E non c'è nessuno capace di spegnere il mozzicone.

La mia testa è un incrocio ferroviario.

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