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L`arte italiana all`Ermitage.docx
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Большой итальянский просвет (l’arte italiana dei 17-18 secoli)

Barocco.

Luca Giordano (1632-1705), chiamato dai contemporanei “Luca Fapresto”. Piu’ di mille opere appartengono al suo pennello. Sembra che sia stato aiutato da un gruppo di suoi allievi. Il quadro la “Lotta tra centauri e lapìti” rappresenta un episodio mitologico (tratto da “Metamòrfosi” di Ovidio) - gli esseri fantastici, centauri, furono invitati a una festa dal re dei Lapiti e tentarono di rapire le loro donne. La composizione del quadro, che raffigura proprio il momento della lotta accanita, è dinamica, le figure ora sono spinte verso lo spettatore e appaiono voluminose, ora sono allontanate e disegnate quasi a schizzo. Nel cielo vediamo gli dei che diriggono il combattimento.

Il formato enorme del quadro, I colori vivaci - tutto conferisce a quest’opera un carattere pomposo e decorativo.

L’ulteriore sviluppo della pittura decorativa in Italia nel 18 secolo è legato soprattutto a Venezia. Gli enormi quadri che occupano la fila superiore della parete opposta della sala furono dipinti da Giovan Battista Tiepolo (= Giambattista Tiepolo; 1696-1770). Cinque quadri con formato verticale erano destinati alla decorazione del Palazzo Dolfin (Ca’ Dolfin) a Venezia. Il quadro con formato orizzontale – il “Ratto delle Sabine” (1720) – fu creato su un soggetto mitologico. La leggenda racconca che siccome tra i primi abitanti di appena fondata Roma non ci fossero donne, Romolo, il primo re della città, organizzò una festa, alla quale invitò i sabini, e nel pieno svolgimento della festa gli uomini romani rapirono le donne dei sabini. Allora i sabini giurarono di vendicare e mandarono il loro esercito a Roma. Durante una lotta terribile le sabine, сhe diventarono già mogli dei romani, si buttarono sul campo di battaglia e riconciliarono gli uomini, dopo di ciò i romani si unirono coi sabini. I soggetti tratti dalla storia di Roma antica dovevano servire da esempio di eroismo, di nobile fedeltà al dovere civico e di patriotismo per i contemporanei del pittore. Così è il “Trionfo dell’Imperatore”. Tiepolo ritrae una processione che si svolge direttamente verso lo spettatore. Il gruppo centrale è un carro trionfale con elefanti, sul quale troneggia l’imperatore. L’ininterrotta fiumara di persone conferisce a questo movimento un’impressione di forza invincibile. Tiepolo utilizzò in questo quadro le leggi particolari della pittura decorativa: le proporzioni allungate delle figure tornano normali se viste dal basso; cioè esse furono calcolate per una determinata proiezione.

Nella stessa sala c’è un quadro di Antonio Canale, detto (il) Canaletto (1697-1768), celebre per i numerosi quadri nei quali esaltava la bellezza di Venezia. Il quadro di Canale che è esposto all’Ermitage si chiama il “Ricevimento dell’ambasciatore francese a Venezia”. Nel quadro è trasmesso il ritmo della vita cittadina, la festosità, la ricchezza di colori tipici delle cerimonie solenni che avevano luogo a Venezia. Questo quadro è famoso anche per il suo effetto ottico. Entrando nella sala e guardandolo da destra, vediamo il Palazzo Ducale occupare una metà della tela. Man mano che ci spostiamo verso sinistra, il Palazzo Ducale diviene piu’ piccolo e si sposta verso destra, lasciando piu’ spazio allo specchio d’acqua della laguna.

Nella stessa sala sono esposte le opere di alcuni altri pittori veneziani, come, ad esempio, Michele Marieschi con la sua “Veduta di Venezia” e Bernardo Bellotto (1720-1780), nipote e allievo di Canaletto, famoso per i suoi paesaggi tedeschi; ne abbiamo due all’Ermitage, la “Piazza del mercato a Dresda” e “Uno scorcio del fiume Pirna”.

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Giuseppe Mazzuola (1644-1725). Una sua scultura che si trova proprio al centro di questa sala si chiama la “Morte di Adone” (1705, barocco). Il mito racconta che il giovane cacciatore Adone, nonostante il consiglio della sua amata Venere, andò a caccia di un cinghiale e fu sbranato. Mazzuola raffigura proprio il momento in cui la bestia furiosa si butta sul ragazzo. Tutta la figura del cacciatore – il suo corpo, girato a sinistra, le sue mani, i suoi riccioli scompigliati – ci da un’idea di un movimento brusco ed impetuoso.

Mazzuola sottolinea il legame della figura del protagonista con lo spazio circostante e costringe lo spettatore a girare intorno alla statua per avere un’idea piu’ completa. Anche lavorando in marmo bianco, lo scultore ottiene con virtuosismo un effetto coloristico.

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