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L`arte italiana all`Ermitage.docx
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La bottega di Leonardo

Cesare da Sesto: Sacra Famiglia con S. Caterina”. Stendal considerava questo quadro il miglior quadro di Leonardo (perchè una forte influenza leonardesca si sente subito nell’equilibrio formale e cromatico del quadro)

Andrea del Sarto (1486-1530), erede di una tradizione artistica tipica\mente fiorentina; fu il maestro di Rosso Fiorentino e di Pontormo. “Madonna col bambino e coi santi”.

Correggio (Antonio Allegri, detto il Correggio; circa 1489-1534) Ritratto femminile” (il ritratto della poetessa Ginevra Rangone)

Francesco Melzi, seguace ed amico (ed amante) di Leonardo, dopo la morte del maestro diventato suo esecutore testamentario ed erede dei suoi scritti. “Flora” - ogni tanto gli studiosi d’arte tentano di recuperare questo quadro alla paternità di Leonardo.

Manierismo Il termine di “maniera”(sinonimo di “bella maniera”) si diffuse per merito di Giorgio Vasari (1511-1574) che fu il massimo storico e teorico del fenomeno. Questo termine definisce una fase della cultura europea, cronologicamente compresa tra il terzo decennio del ‘500 e gli albori del Barocco, il periodo in cui la crisi politica, sociale e spirituale investe tutta l’Europa. L’arte manieristica è infatti il simbolo del collasso degli ideali rinascimentali e l’espressione di una profonda crisi della cultura umanistica.

La pittura del manierismo fu erede e al tempo stesso antagonista di quella rinascimentale; si caratterizzò in forme sofisticate ed intellettualistiche, che non rifiutavano le norme del Rinascimento ma ne proponevano una nuova interpretazione, a volte piena di formalismo, di puro estetismo, di eccentricità, anche di un “vuoto stilismo”(Bellori).

Rosso Fiorentino (Giovan Battista di Jacopo, detto il Rosso Fiorentimo; 1494-1540), pittore di corte di Francesco Primo. Con Rosso Fiorentino a capo fu decorato il Castello di Fontainebleau in Francia, così il manierismo fu esportato fuori dall’Italia.

Madonna col bambino” (1517).

Pontormo (Jacopo Crucci, detto il Pontormo; 1494-1556) “Madonna col bambino e con S.Giovanni Battista”. Le figure vanno in altezza, sono troppo allungate, con i colli troppo lunghi e le teste troppo piccole.

Giulio Romano (circa 1492-1546), allievo prediletto di Raffaello. Lavorò a Mantova. “Scena d’amore” fu uno dei primi quadri acquistati da Caterina Seconda. All’Ermitage c’è anche un cartone di Giulio Romano, esposto nella sala di Raffaello, che è il lavoro preparatorio per l’arazzo “Scipione L’Africano”. E’ noto il fatto che sono molto rari in tutto il mondo i cartoni, perchè di solito venivano distrutti dopo la creazione dell’arazzo.

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“Le Logge di Raffaello”. La galleria che collega il Vecchio Ermitage con il Nuovo Ermitage costruito da Quarenghi negli anni ottanta del 18 secolo è una copia delle Logge del Palazzo Vaticano (le “Logge Vaticane”) che furono create negli anni 1516-1518 su progetto di Bramante (Donato Bramante;1444 -1514) e decorate dai discepoli di Raffaello sotto la direzione del maestro. Su ordine di Caterina Seconda gli affreschi furono copiati (da un gruppo di artisti russi con Unterbergher a capo) su pezzi di tela a tempera, dopo di che le copie furono spedite a Pietroburgo e collocate in una galleria dell’Ermitage, costruita appositamente per loro (esse).

Assomigliano molto Le Logge originali, ma c’è qualche differenza, oltre a quella che l’originale è fatto in tecnica di affresco. Nelle Logge originali sul lato destro ci sono le finestre che danno sulle Stanze dipinte da Raffaello; invece nella versione pietroburghese sul lato destro ci sono gli specchi che ripetono le forme delle finestre originali. Gli archi dividono la galleria in 13 parti. Sul soffitto sono collocate 52 scene dalla Bibbia - la cosidetta “Bibbia di Raffaello”.

Nella sala accanto sono esposte le due opere di Raffaello Sanzio (1483, Urbino -1520). Tutt’e due le opere furono dipinte dal maestro all’inizio della sua attività artistica.

La famosa “Madonna Connestabile” (circa 1504; così detta dalla famiglia perugina, che ne fu proprietaria) fu creata da Raffaello all’età giovanissima (a vent’anni non compiuti). Questo piccolo quadro (del diametro di 17 cm.) è pieno di profondo lirismo. Raffaello ritrae la Madonna sullo sfondo di un lontano paesaggio idillico - le cime nevose dei monti splendono sotto il cielo dall’azzurro sempre piu’ carico - col bambino tra le braccia, verso cui inclina dolcemente il capo mentre egli si volge ad afferrare un libro, serena, pensosa e un pò triste, come pure la natura che la circonda. L’accordo tra i personaggi e l’ambiente si identifica pienamente nel sentimento con il quale l’artista raffigura gli affetti umani. Come la maggior parte dei quadri dell’epoca, la “Madonna Connestabile” fu realizzata su tavola (perciò si suppone che la cornice sia stata realizzata su disegno dell’autore stesso). Il problema della conservazione dei quadri su tavola fece sì che nel 19 secolo molti di essi venivano trasferiti su tela. Nel 1881, quando la “Madonna Connestabile” fu portata su tela, nella parte interna dello strato di colore fu scoperto lo schizzo originale di Raffaello in cui la Madonna era raffigurata con una melagrana in mano. Poi al posto della melagrana apparve un libro aperto.

La “Sacra famiglia” (1505, Firenze). Viene anche chiamata la “Madonna con San Giuseppe imberbe” – perchè quà San Giuseppe, contrariamente alle tradizioni, è rappresentato senza barba. Questo dettaglio ci da un’idea della moda maschile fiorentina dell’epoca. Anche gli abiti della Madonna, la sua pettinatura sono tipici delle fiorentine dell’epoca. Vediamo bennissimo la cura del dettaglio, propria dell’arte di Raffaello. Al tempo stesso il pittore idealizza i personaggi, li priva dell’espansività e della vivacità tipiche degli italiani. Il legame fra i personaggi ed il loro stato d’animo si manifesta nella sfumatura di tristezza dei loro volti ed è sottolineato dalla composizione del quadro. I personaggi sono ravvicinati, il corpo del bambino si fonde con la figura della Madonna, le teste della Madonna e di San Giuseppe, leggermente inclinate, sono rivolte al centro del quadro. Le linee morbide della spalla e del braccio della Madonna trovano una continuazione anche nella parte sinistra del quadro, formando un ovale che unisce le figure.

L’opera del grandissimo pittore, scultore, architetto e poeta del Rinascimento italiano Michelangelo Buonarroti (1475-1564) è rappresentata all’Ermitage da una sola statua – il “Giovane accosciato” (circa 1530), l’unica creazione del maestro сhe si abbia in Russia. Secondo una di due versioni, la statua sia stata destinata alle Cappelle Medicee a Firenze, l’altra supposizione dice che abbia dovuto far parte del complesso scultoreo della tomba di Giulio Secondo a Roma (San Pietro in Vincoli). Ad ogni modo, la statua non è stata inclusa nell’ultima variante di questi monumenti funerari.

La statua sembra incompiuta perchè porta le tracce dei colpi di scalpello. E’ che Michelangelo lavorava in una nuova maniera – non si curava a levigare la superficie marmorea ma mirava a evidenziare il contenuto interiore del personaggio, ad accentuare i suoi tratti caratteristici. Il viso è quasi invisibile, ma la plasticità della schiena arcuata ed i muscoli tesi del corpo creano un’impressione di forza fisica e di concentrazione interiore, è quasi evidente che il ragazzo faccia uno sforzo per sopraffare il dolore.

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La galleria della pittura della scuola veneziana.

(15-16 secoli). I pittori veneziani, a differenza dai fiorentini con la loro inclinazione allo studio scientifico-intellettuale della realtà, sono di percezione emozionale, visuale, immediata. Scelsero il colore come mezzo principale d’espressione.

Giovanni Bellini (detto Giambellino; circa 1432-1516) “Madonna col bambino

Lorenzo Lotto (intorno all’anno 1480 – ?) Cristo conducente gli apostoli al monte Tabor”; in questo quadro si sente l’influenza grande di Raffaello.

Ritratto di famiglia”, pieno di simboli allegorici che sottolineano l’idea di fedeltà coniugale (il cane; la scritta “homo nunquam”- “l’uomo mai”). “Ritratto di un vecchio”.

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L’arte del massimo pittore della scuola veneziana Tiziano Vecellio (circa 1488, nacque a Pieve di Cadore – 1576, morto da peste) è rappresentata all’Ermitage con una serie di opere appartenenti in gran parte al tardo periodo della sua attività artistica. Famosissima è la sua “Dànae” (1546-53) dipinta su soggetto mitologico (oltre a quella dell’Ermitage esistono altre quattro varianti d’autore). Danae fu l’unica figlia del re di Argo Acrissio. Un brutto giorno l’oracolo predisse ad Acrissio che sarebbe morto per mano del suo proprio nipote. Allora Acrissio imprigionò sua figlia in una torre e così la condannò alla solitudine. Ma il re non potè sfuggire il suo destino. Zeus, affascinato dalla bellezza di Danae, le comparve in veste di pioggia d’oro e alla donna nacque un figlio di nome Perseo. Diventato grande, un giorno partecipò alle gare sportive. Il nonno era fra gli spettatori. Sfortunatamente il disco lanciato da Perseo andò a colpire Acrissio ed il re morì; così l’oracolo si avverò.

Tiziano rappresenta il nudo femminile con vero virtuosismo, esprimendo il suo concetto della bellezza. Danae ricorda una tipica giovane veneziana dell’epoca. (In questo quadro il pittore esalta la forza dell’amore che abbatte ogni ostacolo ed esprime l’idea umanistica del diritto all’amore e alla felicità.)

Un’altra opera di Tiziano che attira la nostra attenzione è “San Sebastiano” (circa 1570). San Sebastiano fu un santo cristiano che secondo la chiesa cattolica fosse stato ucciso a frecciate dai nemici di cristianesimo – i romani. Questo soggetto ha ispirato piu’ volte i pittori italiani,

perchè offriva la possibilità di dipingere un bel nudo mashile. Però nel quadro che abbiamo di fronte vediamo un’impostazione diversa: nell’arte del pittore si affacciano note tragiche.

Nel tardo periodo della sua attività artistica il maestro perde il senso di serenità, di armonia. Sullo sfondo tetro, angoscioso vediamo la figura del màrtire, le freccie che traffiggono

il suo corpo sembrano provenire da ogni parte, anche il paesaggio - una tempesta che sta crescendo dietro alle sue spalle - partecipa alla tragedia. Ma spiritualmente San Sebastiano non è sconfitto.

I colpi di pennello larghi e nervosi, interi grumi di colore dati sulla tela non solo con

la spatola ma spesso semplicemente con la mano, conferiscono al quadro una particolare espressività. Quest’opera, creata dal pittore nell’ultimo decennio della sua lunga vita, è uno stupendo esempio della tarda maniera di Tiziano.

Maria Maddalena penitente” (anni ’60 del ‘500). Maria Maddalena è rappresentata inginocchiata sullo sfondo di una roccia scura e del cielo nuvoloso. Il quadro è pieno di angoscia e di tristezza.

Cima da Conegliano (circa 1460-1517/18). Il pittore si distingue per una precisione stereometrica nel raffigurare i paesaggi e gli elementi architettonici. “L’Annunciazione”. E’ un quadro che ci da un’idea di come avvenivano e si sviluppavano gli studi delle leggi di prospettiva.Cima da Conegliano cerca fortemente di rappresentare la prospettiva e i volumi; ma il paesaggio che si vede dalla finestra è sproporzionato rispetto all’interno che vediamo al primo piano. Se guardiamo attentamente la figura della Madonna, non riusciamo mai a definire in che posizione sia rappresentata. Sicuramente non sta in piedi, ma non è neanche seduta nè inginocchiata. Ce ne accorgiamo di questo fatto curioso facendo il confronto della figura della Madonna con quella dell’arcangelo e valutando le loro altezze, il che ci fa capire che il pittore è ancora in fase di ricerca artistica.

Nella stessa sala è esposto un quadro del famoso pittore veneto Giorgio da Castelfranco detto Giorgione (circa 1477-1510). Nulla sappiamo sulla vita di Giorgione, oltre alla data di nascita e quella di morte. Nonostante il breve arco della sua attività – Giorgione morì infatti all’età di 33 anni – l’artista esercitò grandissima influenza sui pittori veneti dell’epoca, nonchè su molti pittori europei. Le opere di Giorgione sono una rarità anche nei piu’ grandi musei del mondo. All’Ermitage abbiamo la “Giuditta”(1504) che appartiene alle migliori creazioni del maestro, ed è anche una delle pochissime opere firmate. Giuditta è la protagonista di una leggenda bibblica. Quando le orde dell’assiro Oloferne assediarono la sua città natale, questa donna compì una valorosa impresa per salvare i compatrioti: dopo aver incantato Oloferne con la propria bellezza e aver trascorso tre notti con lui nella sua tenda, decapitò il condottiero con la sua stessa spada. Le armate nemiche, rimaste senza il loro capo, furono prese dal panico e abbandonarono fuggendo le mura della città.

Il quadro è dipinto con un delicato lirismo, ma al tempo stesso nel quadro è espresso il concetto fondamentale dell’eroismo:la vittoria del Bene e della giustizia sulle forze del Male. Il quadro è stato pulito dai restauratori dell’Ermitage, i quali hanno tolto gli strati superficiali sporchi e coperti di polvere, avendo lasciato, però, un quadrettino piccolo non pulito nella parte superiore sinistra del quadro, perchè noi ci rendessimo conto di com’era prima del restauro.

La cosa tipica di Giorgione sono i paesaggi che sono sempre strettamente legati ai personaggi. L’uomo è integrato nel paesaggio come se fosse una parte della natura.

Madonna col bambino nel paesaggio” – un quadro attribuito a Giorgione, ma il fatto non è provato.

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