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Stai zitto, sta’ zitto, sta zitto o stà zitto?

A proposito: Paolo Guzzanti dice: «Stai zitto». È corretta questa forma d’imperativo? La risposta è sì. L’imperativo di stare ha tre forme diverse: stai, sta’ e sta, tutte accettabili e corrette, che derivano dall’imperativo dell’antico verbo latino stare, che era sta. Da questa forma in italiano si sono avuti prima l’imperativo sta, e poi anche stai e sta’. Un discorso analogo vale per le seconde persone singolari dell’imperativo di dare, fare e andare, che sono dai, da’ e da; fai, fa’ e fa; vai, va’ e va (anche dell’imperativo di andare l’archivio della gloriosa televisione italiana, pubblica e privata, fornisce ormai innumerevoli esempi).

Per quel che riguarda questi quattro verbi, le uniche forme d’imperativo che non esistono, e che dunque non si devono usare, sono quelle con l’accento: stà, dà, fà e và.

Completiamo il quadro ricordando che la seconda persona dell’imperativo di dire è di’, con l’apostrofo: una forma che ci piace molto, forse anche perché è l’esatto contrario di quel «Taci» e di quello «Stai zitto» così amabilmente frequentati da Sgarbi e da Guzzanti.

C’è modo e modo

Gli esempi addotti alla pagina precedente non sono edificanti, ma i loro protagonisti hanno una qualche attenuante. Chissà quante volte la loro maestra avrà ripetuto che l’imperativo si usa per dare un ordine, un comando («Paolo, cerca di scrivere meglio!»; «Ragazze, state lontane da Vittorio!»), per rimproverare («Insomma, vergógnati!»), per esortare, invitare, pregare qualcuno («Per favore, sta’ calmo!»; «Bambini, abbiate pietà di me»). Insomma, qualche volta è la grammatica che spinge a essere aggressivi suggerendo l’uso di un modo verbale presuntuoso a partire dal nome che lo indica: imperativo. Per fortuna, alla grammatica della prepotenza si può sempre opporre la pratica della cortesia, la quale ci consente di ricordare che l’italiano possiede molte forme alternative all’imperativo per esprimere un ordine o un’esortazione. Per esempio, attraverso un giro di parole, un ordine imperioso può trasformarsi in una domanda cortese: Puoi / Potete?; Potresti / Potreste?; Ti / Vi dispiace?.; Ti / Vi dispiacerebbe?. Notiamo la differenza:

Accompagnami / accompagnarmi a casa?

Puoi / Potete accompagnarmi a casa?

Potresti / Potreste accompagnatemi a casa?

Ti dispiace / Vi dispiace accompagnarmi a casa?

Ti dispiacerebbe / Vi dispiacerebbe accompagnarmi a casa?

Per mesi, anzi per anni, gruppi di scalmanati vestiti di viola hanno gridato in varie piazze d’Italia: «Berlusconi, dimettiti e. fatti processare». Con che risultato? Nessuno. Si capisce: perché mai il presidente del Consiglio avrebbe dovuto obbedire a un comando così brusco e sgarbato? A suo tempo, se ne avessimo avuto la possibilità, avremmo suggerito a quegli scapestrati di sostituire i loro imperativi scomposti con un paio di condizionali sussurrati al momento giusto: «Berlusconi, potresti dimetterti e farti processare?»; «Berlusconi, ti dispiacerebbe dimetterti e farti processare?». Chissà: forse, un po’ di garbo in più e qualche imperativo in meno avrebbero cambiato i destini d’Italia.

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