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Fisioterapìa grammaticale

Anche l’italiano ha le sue rughe d’espressione e i suoi doloretti dovuti all’età. Possono investire labbra e ciglia, o danneggiare, di volta in volta, dita, braccia, calcagni, ginocchia e ossa. Niente paura: per sistemare tutto, sarà sufficiente qualche massaggio morfologico, uno o due cicli d’inalazioni sintattiche, qualche seduta di fisioterapia grammaticale da applicare, ovviamente, nei punti giusti.

Testa e viso

  1. I cigli o le ciglia? I cigli indicano solo i peli che formano le ciglia, uno per uno, oppure, più comunemente, i bordi di un fosso, di un burrone, di una strada: «i cigli della strada». Le ciglia indicano quelle degli occhi nel loro insieme: «ciglia lunghe e arcuate»; «un battito di ciglia».

  2. I labbri o le labbra? Labbri solo nel significato di orli, bordi: «i labbri della ferita»; «i labbri di una tazza». Sempre labbra per indicare la parte del corpo e negli usi figurati: «labbra sottili»; «un bacio sulle labbra»; «pendere dalle labbra di qualcuno».

  3. I cervelli o le cervella? Il plurale di cervello è maschile: i cervelli. Il femminile le cervella indica di solito, proprio come budella, la materia di cui si compone il cervello, potremmo dire le «interiora del capo». Dal latino cerebellum in italiano si è avuto il maschile cervello, che al plurale ha dato cervelli. La forma le cervella· riprende l’antico plurale latino cerebella. Dunque, per indicare «le intelligenze più brillanti» useremo l’espressione i migliori cervelli; alla forma femminile ricorreremo in espressioni quali «Si è fatto saltare le cervella·».

  4. I corni o le corna? Il maschile plurale corni si adopera per lo strumento musicale o per indicare le «estremità», le «punte» («i corni della montagna» o, in senso figurato, «i corni di un dilemma»). Il femminile plurale le corna designa, di volta in volta, le protuberanze sul capo di alcuni animali, o anche, nella lingua colloquiale e in senso figurato, la condizione di chi è tradito dal proprio compagno o dalla propria compagna: «Quello lì ha le corna»; «Il marito le fa le corna», eccetera.

Gola

  1. I gridi o le grida? I gridi se vi riferite ad animali: «gridi di uccelli notturni»; talvolta anche riferiti all’uomo, ma in quanto gridi isolati, non considerati nel loro complesso; le grida solo per indicare quelle dell’uomo: «le grida della folla; «grida di gioia»; «grida di protesta».

  2. Gli urli o le urla? Il maschile urli si riferisce agli urli degli animali; il femminile urla si usa per le grida e le invocazioni degli uomini. Quindi: «Si sentivano gli urli delle scimmie e le urla dei cacciatori».

Arti superiori e inferiori

  1. I bracci o le braccia? Bracci se vi riferite a oggetti o parti di oggetti: «i bracci della gru»; «un lampadario a sei bracci».

Braccia per indicare le parti del corpo e negli usi figurati: «alzare le braccia»; «accogliere a braccia aperte».

  1. I diti o le dita? Diti se si specifica quali sono: «i diti pollici, i diti anulari»; dita se si considerano tutte insieme, nel loro complesso: «avere dita affusolate»; «dita da pianista». Potete usare indifferentemente diti o dita per indicare una piccola quantità: «brindare con due dita (o diti) di spumante».

  2. I ginocchi o le ginocchia? Non c’è una regola precisa. Si può solo dire che nelle frasi figurate si preferiscono le ginocchia: «sentirsi tremare le ginocchia»; «gettarsi alle ginocchia» di qualcuno.

  3. I calcagni o le calcagna? Il plurale di calcagno è calcagni, maschile. Il femminile le calcagna sopravvive in alcuni modi di dire come «stare alle calcagna»; «avere qualcuno alle calcagna».

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