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Comune sarà lei...

Torniamo alla grammatica. La distinzione più importante e più utile, nell’uso della lingua italiana, è quella fra nomi comuni e nomi propri. I primi indicano persone, animali, cose e concetti in modo generico: uomo, gatto, città; i secondi indicano persone, animali e cose in modo specifico: Carlo, Puffi, Torino. I nomi comuni si scrivono con l’iniziale minuscola (a meno che non siano preceduti da un punto), mentre i nomi propri si scrivono con l’iniziale maiuscola. In particolare, sono nomi propri i nomi e cognomi di persona (Mario Bani, Roberta Ascarelli) e i nomi di luoghi, monti, fiumi, laghi.

La storia, ancora una volta, ha prodotto alcune curiose eccezioni a questa regola, e ha fatto sì che i nomi propri di alcuni personaggi o di alcune cose particolarmente famose diventassero nomi comuni, e passassero a indicare tutte le persone e tutte le cose dotate di quella stessa qualità. Per esempio, per indicare un protettore delle arti o delle lettere o delle scienze si usa il nome mecenate, perché così si chiamava un aristocratico protettore di artisti vissuto al tempo di Cesare Ottaviano Augusto; per indicare una persona di grande forza si dice ercole; per indicare una donna bellissima si fa riferimento a venere; oppure, per indicare una persona generosa ma ingenua, che insegue ideali irraggiungibili, si parla di un donchisciotte. Questo passaggio di un nome proprio alla classe dei nomi comuni si chiama antonomasia.

Ne sono esempi anche la parola atlante (una raccolta di carte geografiche del Cinquecento aveva nel frontespizio la figura del gigante Atlante, e da allora il suo nome designò le opere di tal genere), la parola galateo (dal titolo del trattato di buone maniere composto da monsignor Giovanni della Casa per Galeazzo - in forma latinizzata Galateo - Florimonte), e la notissima parola bignami (dal nome di Ernesto Bignami, benemerito autore-editore di volumetti che riassumono in forma provvidenzialmente schematica le materie scolastiche, passato a designare ogni tipo di manuale di questo genere).

Il genere dei nomi Poche regole...

Generalmente sono maschili i nomi degli alberi (il melo), dei metalli, dei minerali, degli elementi chimici (il rame, il mercurio, l’idrogeno), dei colori (il giallo), dei venti (lo scirocco), i nomi propri dei monti, dei mari, dei fiumi, dei laghi (il Cervino, l’Adriatico, l’Arno, il Trasimeno) e i nomi propri dei vini (il Brunello); invece, sono quasi sempre femminili i nomi dei frutti (la mela), i nomi propri di città, isole, regioni, Stati, continenti (Pisa, Sicilia, Lombardia, Spagna, Africa) e i nomi di scienze e discipline (chimica, filologia).

Schematizzando e semplificando, possiamo dire che:

  • sono maschili quasi tutti i nomi che terminano in -o (il viso);

  • sono femminili molti nomi in -a (la porta), quasi tutti i nomi in -i (la crisi), i nomi in -tà (la città) e quasi tutti i nomi in -ù (la virtù);

  • sono in parte maschili e in parte femminili i nomi che terminano in -e (il dente; la gente).

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