Ir/venir
Rappresentano una coppia di verbi –tra le varie- problematica per l’ispanofono, in quando non vi è corrispondenza di uso tra le due lingue. Con venir in spagnolo si indica il movimento il cui termine implicito o esplicito è aquí, o anche quello realizzato in mia compagnia; con ir, invece, si indica un movimento il cui termine implicito o esplicito è allí:
-¿Puedes venir (aquí) a mi casa? -En seguida voy (allí).
-¿Te vienes al cine (en mi compañía)? –Voy (allí) con mucho gusto.
-La cena è pronta! –Sì, vengo subito = -¡La cena está lista! Sí, enseguida voy.
Quindi, in spagnolo, a differenza dell’italiano, non si usa venir per indicare il movimento che si realizza verso l’interlocutore, cioè hacia donde te encuentras tú oppure en tu compañía. Quindi, passando dallo spagnolo all’italiano, è necessario far attenzione alla scelta del verbo.
-Luis, ¿me ayudas a planchar las sábanas?
-Sí, voy.
-Luis, mi aiuti a stirare le lenzuola ?
-Sì, vengo (e non *vado).
Uso del condizionale
· L’uso del condizionale normalmente coincide in spagnolo e in italiano, ma ci sono alcune differenze. Le più importanti sono le seguenti:
Si usa il condizionale semplice in spagnolo e quello composto in italiano per indicare un’azione futura che dipende da un verbo al passato: Antonio me dijo que vendría; per questo caso, oltre al condizionale semplice, si usa anche la perifrasi ir + a + infinitivo: Antonio me dijo que iba a venir.
Si usa il condizionale semplice in spagnolo e il futuro composto in italiano per indicare probabilità: -Ayer pasé por casa de Sara y no había nadie. –Estarían en la playa, e anche per indicare approssimazione nel passato: Serían las cinco cuando llegó.
Distanza lessicale
· Anche in questo livello l’impressione di somiglianza è notevole, e ciò è dovuto alla grande quantità di lessemi uguali o molto simili.
· Problematica dei falsi amici Þ termini formalmente vicini o addirittura omonimi che si allontanano, in tutto o in parte, sul piano del significato.
· In alcuni casi l’effetto ottenuto è quello di ilarità, nel caso soprattutto dei più noti e conosciuti falsi amici con i quali qualunque studente principiante di spagnolo si imbatte già dai primi contatti con la nuova lingua, come nei casi di burro, aceto, gamba (attenzione a chiederne un piatto al ristorante se non volgiamo essere scambiati per cannibali!!)
· Non tutti i falsi amici rappresentano un ostacolo per l’apprendimento. Gli esempi sopra citati (burro, aceto, gamba) rimandano nelle due lingue a contesti così lontani tra loro da escludere qualunque ambiguità.
· Il problema risulta più complesso quando a coincidere, oltre alla forma, è anche il significato. In questo caso si crea una rete di molteplici relazioni tra le due lingue, in cui è difficile districarsi ad ogni livello di conoscenza, bilinguismo compreso.
· Vediamo alcuni tra i casi principali, con le possibili ripercussioni sul modo in cui il sistema dell’italiano viene percepito dallo studente spagnolo.
Sinonimia o quasi-equivalenza sia dei significanti che dei significati
Partendo dal presupposto che un’equivalenza totale è impossibile, italiano e spagnolo condividono un gran numero di parole che assicurano fin dal primo contatto con la L2 l’impressione gratificante di capire in tutto o gran parte del massaggio, e rafforzano la percezione di vicinanza.
·Alcune termini come amico, corso, professore, aula, anche se non coincidono con i corrispettivi spagnoli in tutti i contesti e in tutte le possibili accezioni, sono comunque trasparenti per un ispanofono.
Le difficoltà emergono con i primi tentativi di produzione, soprattutto quando i lessemi si distanziano leggermente a livello formale o quando vi sono contrasti tra scrittura e pronuncia. Professore può diventare profesore; farmacia può essere pronunciato come in spagnolo (cioè piana) e con la probabile realizzazione dell’interdentale //.
Omonimia o paronimia (forte somiglianza formale), con differenza di significato
Sono i veri e propri “falsi amici”, che provocano le prime delusioni del discente: la sensazione di “aver capito” viene smentita dai fatti.
Si va dai casi già analizzati, in cui la distanza tra i significati è notevole, a casi in cui le varie accezioni e possibilità di uso si combinano nei modi più disparati. Lo spagnolo ilustrado, riferito a persona, significa “istruito” e non “illustrato”; amo in spagnolo “padrone”, camino significa in spagnolo “cammino, direzione”, mentre il camino italiano è la chimenea, gota significa “goccia” in spagnolo e non la guancia, rata è in spagnolo il “topo” italiano, mentre la rata dell’italiano è il plazo.
· Vocaboli che differiscono leggermente dal punto di vista formale ma completamente diversi riguardo al significato
La mesa in spagnolo non corrisponde alla “messa” dell’italiano, ma al “tavolo”.
· Ecco che il senso di familiarità inizia pian piano a sgretolarsi. Il problema della somiglianza lessicale, più o meno marcata, accompagna lo studio dell’italiano in ogni sua fase.
· Breve lista di falsi amici
aceto aceite (“olio”)
accostarsi acostarse (“andare a letto”)
caldo sp. caldo (“brodo”)
contestare contestar (“rispondere”)
esito éxito (“successo”)
fracasso fracaso (“fallimento”)
guardare guardar (“conservare, mantenere”)
imbarazzo embarazo (“stato interessante”)
largo = lungo in spagnolo
lobo lobo (“lupo”)
mancia mancha (“macchia”)
nudo sp. nudo (“nodo”)
salire salir (“uscire, partire”)
seta seta (“fungo”)
tenda tienda (“negozio”)
tovaglia toalla (“asciugamano”)
Affinità sul piano lessematico e differenze morfematiche.
Si tratta di un campo molto critico, comprendente i verbi e i derivati mediante prefissi e suffissi. Il discente ha una percezione netta di ingannevole affinità ed è soggetto a continue interferenze a livello produttivo. Un caso molto frequente è che lo studente usi a al posto di o nelle desinenze dell’imperfetto indicativo: (io) amava, se non amaba sp. amaba.
Diversità completa.
Fortunatamente esiste in italiano un numero abbondante di lessemi che rafforzano la sensazione di distanza nell’apprendente tra spagnolo e italiano.
Un enunciato come
Alla sinistra del tappeto c’è una poltrona di velluto
(A la izquierda de la alfombra hay una butaca de terciopelo)
non è per niente trasparente in quanto non offre nessun appiglio per inferirne il significato.
Gli effetti delle somiglianze lessicali sull’apprendimento variano in base a diversi fattori:come
-l’età,
-il livello socioculturale
-le motivazioni dei discenti.
Entro certi limiti, la comprensione viene facilitata; ma è anche vero che il complesso intreccio di sinonimie, vere o presunte, e di ambigue omonimie, va in direzione opposta alla trasparenza, un principio psicologico che governa l’acquisizione sia della L1 che della L2.
Nei casi apprendimento spontaneo, questa sensazione di vicinanza lessicale tra spagnolo e italiano favorisce il transfer e il ricorso alla L1 come fonte di ipotesi per elaborare l’interlingua che, in una buona percentuale dei casi, garantisce un certo successo comunicativo, nonostante i possibili fraintendimenti e il livello molto basso delle esecuzioni, infarcite di interferenze.
Nel caso di apprendimento in contesti istituzionali:
-il transfer si verifica comunque, in particolare nella fase di decodifica;
-le attività produttive sono invece più controllate e proprio l’imbattersi nelle false analogie determina fenomeni di inibizione con tendenza all’evitamento del transfer o alla “ultracorrezione difensiva” (Meo Zilio 1989: 264).
In altre parole, il parlante diffida delle parole troppo simili allo spagnolo, e preferisce selezionare quelle più distanti.
Questi meccanismi sono comunque operativi in ogni modalità di apprendimento, sia fuori come nell’aula.
Analogie e contrasti strutturali
Il discente ispanofono entra in contatto con vari livelli simultaneamente, quindi entra in contatto anche con el strutture dell’italiano.
Anche da questo punto di vista, la nostra lingua offre agli ispanofoni innegabili vantaggi al primo contatto:
Þ l’ordine delle parole nelle frasi è simile;
Þ non occorre applicare particolari regole per la forma negativa o per quella interrogativa, a differenza di quanto avviene, per esempio, in francese.
· Anche questa analogia delle strutture contribuisce, ancora una volta, a far sentire l’italiano molto vicino allo spagnolo: in effetti, cosa che non accade con nessun altra lingua, con pochi elementi appresi, gli studenti riescono a costruire senza particolari problemi un certo numero di frasi, in qualunque situazione di apprendimento e con qualunque metodo di studio.
· Purtroppo la fiducia iniziale lascia spazio spesso ad una fase di scoraggiamento, in cui al discente ispanofono l’italiano non sembra affatto “così facile”; i progressi iniziano a rallentare e le interferenze si fossilizzano.
· Ma tale scoraggiamento non dipende dalle affinità ingannevoli che abbiamo visto, ma deriva dall’imbattersi in vere e proprie difficoltà strutturali dell’italiano, che in parte abbiamo già analizzato: basta pensare ad alcuni “nodi”, come l’uso dei due ausiliari essere e avere, la scelta fra indicativo e congiuntivo, ecc. Non sono pochi i casi in cui l’italiano è strutturalmente più vicino al francese che allo spagnolo.
· Questi contrasti strutturali fanni sì che la sensazione di distanza percepita dal discente aumenti; in questo caso gli errori non dipendono dall’affinità più o meno falsa tra i due sistemi ma dalle divergenze.
· Un aspetto importante da tener presente è che, nella maggior parte dei casi, un spagnolo impara l’italiano dopo aver studiato almeno un’ gua stranierameno unaltra vera e propria interferenza.or parte dei casi, un italiano impara lo spagnolo affinità formali.
daltra lingua straniera; ha quindi una conoscenza più o meno approfondita di inglese, di francese o di tedesco.
Questo significa che lo studente ha formato una propria “percezione metalinguistica”, cioè un patrimonio di acquisizioni relative ad altri sistemi oltre alla L2, naturalmente con le diverse modalità con cui sono stati appresi.
·In alcuni le altre lingue che lo studente già conosce impediscono il transfer positivo dallo spagnolo all’italiano; agiscono quindi a sostegno delle strategie inibitorie attivate nel tentativo di evitare gli errori dovuti a interferenza della L1; agiscono quindi da freno al transfer positivo.
· È possibile ipotizzare quindi che lo studente, una volta che resosi conto che la “distanza” tra lo spagnolo e l’italiano è superiore al previsto, talvolta seleziona tra le strutture linguistiche conosciute quelle più “lontane” dallo spagnolo, pensando di poterle trasferire nella nuova lingua, sentendola “straniera” come le altre.
Convergenze pragmatiche e culturali
· L’apprendimento di una LS coinvolge anche una serie di fattori pragmatici e culturali.
· L’apertura verso queste dimensioni dipende in gran parte dalla scelta metodologica del docente:
-la metodologia strutturalista Þ ritarda il contatto con le testimonianze dirette della cultura di arrivo;
-i metodi “tradizionali” Þ non trascuravano la componente culturale, anche se era prevalentemente letteraria.
-approcci comunicativi Þ presentano un concetto di cultura più allargato in senso sociale, che include i risvolti pragmatici degli atti linguistici.
· Ma nonostante l’affermarsi di queste metodiche, l’acquisizione di un’autentica competenza comunicativa è ancora ostacolata, tra altri fattori, dalla mancanza di un’adeguata messa a fuoco contrastiva delle regolarità pragmatiche specifiche dell’italiano e dello spagnolo.
· Affinché un ispanofono acquisisca una soddisfacente competenza comunicativa in italiano e una visione piuttosto ampia della realtà culturale italiana, dipende da vari fattori:
in buona misura dalla tipologia dei corsi, oltre che dagli sforzi dell’insegnante e
dalle personali occasioni di entrare in contatto con parlanti nativi o di soggiornare in Italia.
· In ogni caso il discente immagazzinerà varie informazioni di carattere pragmatico e culturale, e sarà portato a formulare ipotesi di confronto tra la propria cultura e quella straniera.
· Soprattutto agli esordi del suo contatto con la lingua/cultura italiana, come avviene con ogni LS, lo studente tende a percepire e interpretare la nuova realtà in base alla propria impalcatura concettuale: le sue strategie cognitive sono, cioè, di tipo schematico.
· Nel caso dell’italiano e dello spagnolo, la sensazione di vicinanza sul piano culturale può essere percepita ancora più forte che su quello linguistico: gli spagnoli avvertono nel “mondo italico” una profonda affinità con il proprio, spesso accresciuta dalla facilità con cui riescono a comunicare con i nativi.
· Ancora una volta, il rischio è che la percezione di una vicinanza -vera o presunta- impedisca il riconoscimento delle differenze, rafforzando quindi il peso degli stereotipi culturali. Ma il processo di apprendimento di una LS è accompagnato dal desiderio di scoprire eventuali differenze negli usi e costumi.
· Raramente viene affrontato il capitolo delle varianti diafasiche, settore piuttosto arduo per un ispanofono.
Con varianti diafasiche si intende l’adozione di stili e registri conformi alle variabili contestuali.
· Dominare una lingua straniera è dominare quello che Eugenio Coseriu definisce saber expresivo, cioè della capacità di adottare lo stile espressivo più idoneo alla situazione comunicativa. È un compito che richiede una prolungata esposizione alla lingua, sorretta da uno studio approfondito; su questo terreno, le difficoltà dell’italiano per un ispanofono non sono certo inferiori a quelle presentate da ogni altra LS. A volte si tratta di sfumature difficilmente percettibili e che non tutti colgono neppure nella propria lingua.
· Nella ricezione della realtà linguistico-culturale italiana da parte degli ispanofoni si combinano distanza e vicinanza, e questo genera, normalmente, reazioni di simpatia: la nuova cultura non è così uguale alla propria da risultare noiosa, né così distante da scoraggiare ogni sforzo compiuto per avvicinarvisi.
· Bisogna aggiungere, infine, che l’apprendimento di una lingua è spesso preceduto da alcune generiche nozioni di tipo culturale, derivanti sia da esperienza diretta (viaggi, contatto con i nativi) che da vari canali informativi (studio scolastico, mass media e letture personali).
· Possiamo quindi concludere affermando che la sensazione di familiarità sperimentata al primo approccio da parte del discente ispanofono con la lingua italiana non rimane costante nel tempo e non si applica allo stesso modo a tutti gli aspetti della lingua.
· A mano a mano che procede nello studio, il principiante abbandona l’illusione iniziale di poter imparare senza sforzo: le affinità presentano risvolti ingannevoli e le differenze strutturali sono superiori al previsto. Parallelamente, si fa strada la percezione di una certa alterità culturale, che rafforza il senso di distanza; ma le diversificazioni sono spesso sottili, occulte dietro a facciate di somiglianza.
· Il problema non si esaurisce una volta raggiunta la padronanza della LS. Quando il parlante sente di poter dominare entrambi i codici con scioltezza, riaffiori il senso di familiarità, quindi le influenze reciproche tra i due codici riprendono vigore; del resto, anche le ricerche esistenti su ita e spa in contatto confermano la grande frequenza di contaminazioni interlinguistiche di ogni genere (prestiti, interferenze, commutazione di codice, ecc.) nei parlanti bilingui o diglossici.
