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Italiano per ispanofoni_dispensa_IT.doc
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Spagnolo e italiano: lingue simili o affini

 Spagnolo e italiano sono due lingue simili o “affini”, come spesso si afferma nella letteratura dedicata al tema.

 Importante riferimento bibliografico: M. V. Calvi, Didattica di lingue affini. Spagnolo e italiano, Milano, Guerini, 1995. L’ottica adottata dal testo è prevalentemente quella del discente italiano che entra in contatto con la lingua spagnola, ma considerazioni interessanti si posso trarre anche riguardo al versante dell’apprendente ispanofono di italiano come L2.

 La vicinanza tra spagnolo e italiano è molto marcata  ripercussione inevitabile sul processo di apprendimento.

 I discenti spagnoli, per lo meno nelle fasi iniziali dello studio, progrediscono più rapidamente in questa lingua che in altre, come l’inglese e il tedesco, e la conoscenza di pochi rudimenti sono sufficienti per comunicare con i nativi a livello di “sussistenza”, ma spesso il pericoloso gioco ambiguo di simmetrie e dissimmetrie incide negativamente sulle prestazioni degli apprendenti.

 Nella didattica di lingue affini acquisisce un’importanza fondamentale l’Analisi Contrastiva.

 La linguistica storica era essenzialmente comparativa: si mettevano a confronto le proprietà formali delle varie lingue per classificarle in gruppi o famiglie.

 La linguistica moderna ha messo da parte gli studi contrastivi sistematici, riservandoli piuttosto alle attività didattiche, secondo la proposta di Lado (1957).

 Mentre la linguistica comparativa si proponeva di stabilire relazioni genetiche tra lingue imparentate, la linguistica contrastiva finalizzata all’insegnamento si basa sul paragone tra lingue (solitamente, la LM e la LS) anche non appartenenti allo stesso gruppo.

 Al di fuori del campo didattico, esiste comunque una linguistica contrastiva teorica il cui obiettivo è quello di mettere a confronto due o più lingue per indagare il modo in cui una certa categoria universale si manifesta in esse (Santos Gargallo 1993: 25-31). Si tratta di un confronto scientifico che colloca i codici in questione sullo stesso piano, per analizzarli in modo rigoroso.

 L’AC che propone Lado (1957) ha uno scopo prevalentemente predittivo: vengono cioè messi a confronto due sistemi con lo scopo di reperire le aree di maggiore difficoltà, dovute alle dissimmetrie tra LM e LS, per poi procedere alla preparazione del materiale didattico.

 Manca una definizione del livello di AC comunque necessario per preparare un corredo di materiali didattici appropriati alla LM dei discenti. In altre parole: diamo per scontato che il transfer sia un processo diversificato dai risvolti sia positivi che negativi; ma sulla base di quali criteri linguistici (grammaticali, semantici e pragmatici) possiamo stabilire le progressioni di insegnamento?

 In mancanza di indicazioni organiche, possiamo ricorrere al vecchio concetto di difficoltà contrastiva, prendendo in considerazione i fenomeni linguistici nella loro totalità. Il compito è più facile sul piano grammaticale, per il quale disponiamo di un ampio corpus analitico; anche se per italiano e spagnolo mancano esaurienti studi contrastivi, è sempre possibile collazionare le rispettive grammatiche descrittive. Più difficile è, invece, mettere a confronto gli aspetti discorsivi e pragmatici, meno studiati, soprattutto a livello di singole lingue; e anche per il lessico esistono varie difficoltà, a partire dalla risaputa assenza di un dizionario bilingue completo e aggiornato.

L’AC come riflessione esplicita

 Il comportamentismo rifiutava il richiamo esplicito alla LM per evitare l’invadenza delle abitudini linguistiche già acquisite. Nell’ottica cognitiva, che rivaluta il ruolo attivo del discente nel processo acquisitivo, il richiamo esplicito alla LM diventa invece il procedimento più idoneo per immagazzinare informazioni provenienti dalla L2, soprattutto se vicina alla L1.

 Non si tratta di una presentazione simultanea di tutte le strutture delle due lingue  si ricorrerà all’esposizione comparata in momenti diversi: nelle attività induttive, nella concettualizzazione, nelle spiegazioni da parte del professore, nella correzione degli errori, in risposta alle domande degli allievi, ecc.

 Richiamare la L1 dei discenti  non significa solo mettere in evidenza le divergenze tra i due sistemi, ma è utile talvolta sottolineare anche le concomitanze, soprattutto quando gli studenti tendono ad evitare il transfer. Esempio: può essere utile far notare che in italiano le frasi negative si costruiscono quasi sempre come in spagnolo, con pochissime dissimmetrie.

 È utile anche il ricorso alla conoscenza di altre lingue, che costituisce un bagaglio che l’insegnante può utilizzare (sempre che le conosca) sia per chiarire eventuali dubbi o errori che come strategia positiva di riferimento.

 In che modo possiamo misurare il grado di somiglianza tra spagnolo e italiano?  Criterio linguistico indicato da R. Di Pietro (1971): “due lingue sono simili in proporzione al numero e all’ordinamento gerarchico delle regole condivise nei livelli intermedi, cioè tra la struttura profonda e la struttura superficiale”. Tra italiano e spagnolo spesso coincidono anche le strutture superficiali.

Con verde blando / viene cantando / la primavera: / viene cantando / al cielo e al monte/ al fresco mar radiante, / gloria celeste / musica agreste / rosa infinita: /sublime, santa, / viene la poesia, / la primavera canta. / Delira, respira / con brio / sereno / la lira / del rio / sublime, santa / viene la poesia / la primavera canta [testo di Joseph Tusiani] (Di Pietro 1971, 1977: 56).

 Tra italiano e spagnolo esiste un legame di parentela tra i più forti nella famiglia romanza, come la linguistica comparata ha evidenziato sempre e come conferma il confronto linguistico ad ogni livello.

 Ma tale somiglianza non è garanzia di un apprendimento indolore perché le false equivalenze, le analogie formali (identità di forma) cui corrispondono differenze funzionali o semantiche talvolta difficili da precisare, deludono spesso le aspettative dei discenti.

 Analisi di tali affinità.

 Affrontiamo la questione dal punto di vista della “distanza psicologica”, ovvero come il discente spagnolo percepisce la distanza tra il proprio sistema linguistico e quello italiano.

Distanza fonologica

Suoni vocalici

 Sostanziale coincidenza tra i due sistemi vocalici, che dà allo studente spagnolo un’immediata sensazione di familiarità, che non prova quando, a d esempio, si avvicina al francese, dove la nasalizzazione fa crescere il numero dei suoni vocalici a 16, mentre l’italiano ne presenta solo 7 e lo spagnolo 5.

 L’elemento differenziatore  la presenza, in italiano, dei due diversi gradi di apertura dei fonemi /e/ e /o/, che di fatto caratterizzano soprattutto la variante toscana (fiorentina). In realtà tale opposizione di realizza nella maggior parte delle varianti dell’italiano ma senza un esatto parallelismo nella sua distribuzione, anche nella stessa Italia centrale la pronuncia non è omogenea in tutto lo spazio geografico.

 Per un ispanofono, voler adottare il modello vocalico oppositivo –qualunque esso sia- risulta particolarmente complesso, almeno in un primo approccio allo studio della lingua.

  1. per la non esistenza in spagnolo delle opposizioni di grado e di apertura vocalica (e le difficoltà non sono minori per parlanti bilingue come i catalani, che sì le hanno, ma non sanno in che posizione della sequenza fonica italiana le debbono trasferirle).

  2. perché la tradizione grafica dell’italiano non ha imposto la norma di accentare in modo differenziato le vocali aperte da quelle chiuse, per cui nemmeno la lingua scritta può essere di aiuto in questo caso.

 Soluzione più accettabile (almeno in una prima fase di studio)  trasferire all’italiano la pronuncia spagnola di /e/ e /o/, che ha comunque un carattere intermedio e quindi risulta perfettamente accettabile.

 Non ci saranno problemi di confusioni semantiche perché interverrà logicamente il contesto a chiarire ogni possibile dubbio anche nel caso di vocaboli il cui significato teoricamente si differenzia solo per il grado di apertura di una vocale (it. pésca – pèsca).

 Conclusione: a grandi linee, sul piano fonologico i sistemi vocalici dell’italiano e dello spagnolo coincidono.

Suoni consonantici

 C’è un settore del consonantismo dell’italiano che presenta una minore differenziazione rispetto a quello dello spagnolo.

 Fonema alveolare fricativo /s/.

Per gli ispanofoni, in una prima fase dell’apprendimento, sarà sufficiente trasferire in italiano la realizzazione spagnola del fonema /s/.

In spagnolo non esiste la realizzazione sonora [z] del fonema /s/, ma solo quella sorda, che è presente, con diversa distribuzione, nelle varietà di italiano.

 La soluzione più semplice consiste nel far pronunciare al discente ispanofono la /s/ intervolcalica come sorda.

 Distribuzione di /s/ e /z/. Aspetto problematico  “s- impura”: stampa, studente, speciale, sdraiarsi, ecc.,  *estampa, *estudente, *especiale, *esdraiarsi , ecc.

 Fonemi consonantici che non trovano una realizzazione corrispondente in spagnolo; rappresentano l’elemento “nuovo” da apprendere.

  1. Non esistenza in spagnolo del fonema labiodentale sonoro /v/, in spagnolo non c’è differenziazione, a livello di realizzazione, tra i fonemi /b/ e /v/, che si realizzano entrambi con la bilabiale [b]: bien  [bjén], vino  [bíno].

Insistere su questo punto evidenziando il fatto che ognuna di queste consonanti ha una realizzazione fonetica ben chiara e differenziata e ad ognuna corrisponde una grafema differente.

2) Attenzione al fonema fricativo postalveolare sordo dell’italiano /∫/ (realizzazione è simile a quella dell’inglese shoe e presente, oltre che nello spagnolo antico, anche nel gallego (toxo) o nel catalano (aixó): scena [∫éna]. Evitare che venga assimilato a [t∫].

3) Non è presente nello spagnolo attuale nemmeno il fonema affricato postalveolare sonoro /dZ/: giro [dZíro].

Attenzione: spesso si tende a trasformarlo nella semiconsonante [j] ([buonjórno] invece di [buon dZórno]).

 Peculiarità del sistema consonantico italiano  l’esistenza di un nutrito gruppo di consonanti intense (chiamate anche doppie, rafforzate, geminate o lunghe).

Nota dolente per i discenti ispanofoni perché, in questo senso, la corrispondenza tra i due sistemi è minima: in spagnolo abbiamo il caso della vibrante multiple /r/ [trattino sopra] (grafema doppia rr, in posizione intervocalica: sp. carro) y la doble nn che appare in alcune forme colte e in parole composte (ennegrecer) (anche se, a livello di pronuncia, il gruppo si separa).

Importanza fondamentale della presenza di consonanti intense o rafforzate quando ciò può indicare un cambio semantico: copia-coppia, fato-fatto, eco-ecco, libra-libbra, cade-cadde, fuga-fugga, camino-cammino, pena-penna, pala-palla, cacio-caccio, casa-cassa, tufo-tuffo, caro-carro, beve-bevve, ecc.

 Grazie a questa affinità molte parole italiane risultano riconoscibili a uno spagnolo, anche se a volte il significato rimane in parte oscuro, e spesso si creano effetti ludici: si ha la sensazione di sentire una deformazione comica della propria lingua.

I pronomi soggetto

 L’uso dei p. s. italiani non presenta eccessive difficoltà per gli ispanofoni  normalmente, nella sequenza della frase appaiono nelle stesse posizioni e circostanze dello spagnolo.

· La frequenza d’uso dei pronomi è limitata in entrambe le lingue.

· Alcune dissimmetrie da tenere conto nella didattica:

-Lo spagnolo costruisce alcuni sintagmi ricorrendo al pronome soggetto, laddove l’italiano utilizza le forme complemento. Vediamo i casi principali:

a) Nelle comparazioni, quando il pronome funziona come secondo elemento della costruzione:

-Puoi fare come me = Puedes hacer como yo.

-Carlo lavora quanto me = Carlos trabaja lo mismo que yo.

-Anna è più alta di me = Ana es más alta que yo.

b) Nella formulazione di opinioni, quando segue l’avverbio Secondo:

-Secondo te, che cosa succederà? = Según , ¿qué pasará?

c) Dopo eccetto, tranne, salvo:

-Andranno a Roma tutti eccetto te = Irán a Roma todos excepto .

-Tranne me, tutti sono stranieri = Excepto yo, todos son extranjeros.

-Tutti, salvo te, hanno finito il lavoro = Todos, salvo , han terminado el trabajo.

Vi sono altri, ma questi sono i principali.

- Italiano Þ obbligo dell’uso del pronome soggetto davanti alla seconda persona singolare del congiuntivo presente (per evitare ambiguità):

che io rida, che tu rida, che egli rida,

Spagnolo Þ non c’è quest’obbligo: la terminazione –s indica di per sé la seconda persona:

yo quiero que vayas.

Voglio che tu faccia questo lavoro = Quiero que Ø hagas este trabajo

(Non è possibile, in italiano, in riferimento alla seconda persona singolare, *Voglio che faccia questo lavoro)

- Italiano Þ obbligatoria la presenza dei pronomi soggetto per identificare soggetti genericamente plurali in frasi con il verbo in forma personale, del tipo:

Noi che parliamo l’inglese = Los que hablamos inglés…

Noi spagnoli siamo meno alti degli inglesi = Los españoles somos menos altos que los ingleses.

Spagnolo Þ in questi casi presenta schemi di costruzione diversi:

Los que hablamos inglés… / Nosotros los que hablamos inglés…;

Los españoles somos menos altos que los ingleses / Nosotros los españoles somos menos altos que los ingleses.

· Confronto tra i due sistemi dei pronomi personali soggetto. Caratteristiche principali:

-Maggior semplicità dell’italiano nelle prime e nelle seconde persone del plurale: non si utilizzano morfemi che differenziano il genere (nosotros/nosotras  noi; vosotros/vosotras  voi)

-Maggior complessità dell’italiano riguardo al numero e alla distribuzione delle forme di terza persona: lui (egli) – esso; lei (ella) – essa Þ él – ella – usted; loro – essi – esse Þ ellos – ellas –ustedes.

-Italiano e spagnolo coincidono riguardo alla non necessità (rifiuto) dei pronomi soggetto quando le forme verbali sono sufficientemente caratterizzate dal punto di vista personale.

Il complemento oggetto

· La costruzione spagnola presenta un’importante differenza rispetto a quella italiana (altro aspetto questo sul quale insistere dal punto di vista didattico).

· Spagnolo Þ se il complemento oggetto è un nome di persona o di animale conosciuti o determinati, deve essere preceduto dalla preposizione a:

-He visto a tu hermana en el mercado = Ho visto tua sorella al mercato.

· Si tratta di una delle questioni fondamentali della grammatica spagnola: al di là di questa regola generale esiste una serie di sottocasi e sfumature che rendono il tema più complesso.

· A effetti della didattica a ispanofoni, basta sottolineare il fatto che in italiano il complemento oggetto non va mai preceduto dalla preposizione, questo per evitare di introdurre nella costruzione italiana la preposizione a che lo spagnolo usa in questi casi:

-Pedro saluda a Carlos = *Pietro saluta a Carlo

-No conozco a ese chico = *Non conosco a quel ragazzo

-Veo a Ana = *Vedo a Anna

Articoli

· Dopo aver presentato la classificazione delle varie forme dell’articolo determinativo e indeterminativo dell’italiano, è opportuno segnalare alcune divergenze o peculiarità di uso tra spagnolo e italiano.

· Importante: articolo determinativo maschile singolare

† spagnolo EL (forma unica)

† italiano due forme IL e LO

In italiano l’uso di una delle due forme dipende dalla lettera o suono iniziali della parola seguente:

F il cane, il gatto, il letto,

F lo spazio, lo zio, lo gnomo, lo psicologo, lo scemo, ecc.

· In spagnolo esiste l’articolo LO, ma si tratta di un articolo neutro (non accompagna sostantivi) che presenta usi particolari e che non ha corrispondente in italiano. Nel passaggio all’italiano è possibile tradurlo utilizzando indistintamente una delle due seguenti costruzioni:

  1. attraverso l’uso dell’articolo maschile: lo bello = il bello.

  2. attraverso l’uso di espressioni del tipo ciò che, quel che:

lo bello = ciò che è bello; lo que pasa = quel che succede.

· Altra questione importante relativa agli articoli è l’assenza in spagnolo dell’apostrofo (nel caso di termini femminili) presente invece in italiano:

la amiga, una amiga Þl’amica, un’amica, ecc.

· È opportuno evidenziare alcuni usi particolari dell’articolo che differiscono dallo spagnolo:

  1. in spagnolo si utilizza l’articolo maschile (determinativo e indeterminativo) davanti a sostantivi femminili che iniziano per A o HA. Insistere sul fatto che, nel passaggio all’italiano, tale uso si perde e l’unico articolo possibile davanti a tali sostantivi sarà quello femminile LA e mai IL.

  2. in spagnolo non esiste il partitivo singolare, presente invece in italiano: C’è del pane?, Ho comprato della farina, mentre invece esiste il partitivo plurale.

In sostituzione delle forme di partitivo singolare, lo spagnolo usa un poco de, l’indeterminativo plurale o niente. Ad esempio:

-Hay pan / un poco de pan? (C’è del pane?)

-Sí, he comprado unos bocadillos (Sì, ho comprato dei panini).

· L’aspetto più importante dal punto di vista degli ispanofoni è la questione del partitivo singolare, visto che non esiste una corrispondenza diretta tra le due lingue.

· Usi divergenti dell’articolo.

F Presenza in italiano dell’articolo davanti ai nomi geografici, laddove lo spagnolo omette le forme dei determinanti:

l’Italia, la SpagnaItalia, España

Lo spagnolo ricorre all’uso dell’articolo solo nel caso in cui il nome geografico sia accompagnato da un elemento di specificazione:

La Spagna del sud, L’Italia degli anni venti

La España del sur, La Italia de los años Veinte, ecc.

coincidendo, in questo caso con l’italiano.

F Altro uso dissimmetrico tra le due lingue è l’uso dell’articolo determinativo in spagnolo davanti ai giorni della settimana (eccetto quando si trovano dopo il verbo ser, e dopo cada), ad esempio:

El domingo se va de vacaciones = Domenica va in vacanza (Domani è sabato = Mañana es sábado; Cada lunes va al gimnasio).

Dobbiamo evitare quindi il trasferimento all’italiano la domenica va in vacanza, dove l’uso dell’articolo potrebbe indicare periodicità, a seconda del contesto.

F Spagnolo: l’uso dell’articolo singolare con i giorni della settimana indica un giorno in concreto:

El lunes voy a hablar con el director = Lunedì vado a parlare con il direttore,

mentre l’articolo plurale indica la periodicità:

Los lunes voy al gimnasio = I lunedì / Il lunedì vado in palestra

in quest’ulitmo caso esiste una corrispondenza tra italiano e spagnolo.

F Nel caso del partitivo plurale, è sufficiente far osservare che in italiano si ricorre alle forme di preposizioni articolate: dei, degli, delle.

Dimostrativi

· Come primo approccio allo studio dei dimostrativi, possiamo evidenziare il parallelismo tra il sistema spagnolo e quello italiano, dove esistono tre serie elementi primari:

questo (-a, -i, -e),

Italiano  codesto ( -a, -i, -e),

  • quello (e le sue trasformazioni di genere e numero)

este (-a, -os, -as),

Spagnolo  ese ( -a, -os, -as),

aquel (-a, -os, -as)

· Come peculiarità, è opportuno evidenziare che le forme dello spagnolo ese, esa, esos, esas, sono utilizzate:

-per riferirsi a persone o cose che si trovano più vicine all’ascoltatore che al parlante:

Ese libro (que tienes en la mano) es muy interesante,

-per indicare persone o cose che si trovano in un luogo considerato dal parlante né lontano né vicinissimo:

Esa (de enfrente) es mi casa

· Differenza importante: le corrispondenti forme italiane della serie ese, esa, esos, esas, cioè, codesto, codesta, codesti, codeste, presentano oggi giorno un uso limitato alla Toscana e, per quanto riguarda il livello stilistico, al linguaggio letterario e burocratico; codesto è praticamente sparito dall’uso normale (nella lingua comune viene sostituito da questo): codesti ragionamenti non mi convincono; si rivolge a codesta amministrazione il predetto quesito, ecc. Mentre le corrispondenti forme spagnole sono tutt’oggi usate, al pari delle altre serie.

· In spagnolo, quando il riferimento all’interlocutore è più generico, ese può corrispondere a questo: Esa idea no me convence = Quest’idea non mi convince.

· In spagnolo esistono poi delle forme neutre di dimostrativo

esto, eso, aquello

che non trovano un corrispondente in italiano e che hanno sempre funzione di pronome.

Vengono usate per indicare qualcosa di indeterminato: ¿Qué es eso?

· Vediamo alcune osservazioni relative alle forme dell’italiano:

-è necessario fare attenzione all’influsso della terminazione –e di este nel passare all’italiano questo, con terminazione in –o, perché non è infrequente, dovuto all’influenza dello spagnolo este, trovare

*queste uomo

*queste libro

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