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Grammatica_in_rima.docx
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Grammatica in rima

Nel teatrino illuminato, il sipario già s’è alzato. Or vedrai venire fuori, sulla scena nove attori.

Del Discorso son le Parti, che mi piace di mostrarti. Ecco il NOME, il buon curato, che battezza ogni neonato. Gli è accanto un chirichetto, che l’ARTICOLO vien detto. Gli si pone ora vicino l’AGGETTIVO, un arlecchino. Entra un paggio vellutato, che PRONOME è nominato. Ecco il VERBO, il gran regnante, del discorso il più importante. Queste parti presentate, son VARIABILI chiamate. Altre quatto ora verranno, e INVARIABILI saranno.

Entra prima quel donnone di comar PREPOSIZIONE. Poi l’AVVERBIO, passo a passo, sempre uguale, grasso e basso. CONGIUNZIONE è una damina seria e niente chiacchierina. Viene infin col suo bastone quella vecchia INTERIEZIONE. Nove parti e non di più e il sipario scende giù. “Bello, bello! Bene, bene!” gridan tutti a voci piene. “Bravo, bravo! Per piacere, ce li fate rivedere?

Il nome

Ogni cosa che vediamo, con un NOME la chiamiamo. Le persone, gli animali, e le piante e i minerali.

Città, fiumi, monti, stati, son dai nomi nominati. Molti nomi conosciamo, or tanti altri ne impariamo. E nei lor significati, ti saranno ben spiegati. Chè conoscere per bene, ogni cosa ti conviene. E’ pertanto necessario, proprio un buon vocabolario. Dove i nomi son segnati, con i lor significati.

Con la nascita si pone, NOME PROPRIO alle persone e di nomi ne son tanti, quanti son le sante e i santi Carlo, Marta, Anna, Maria, Pietro, Alberto, Ida, Lucia le città e i monti e i mari, nomi propri son del pari se tu guardi la cartina, già ne trovi una ventina Roma, Napoli, Torino, Alpi, Tevere, Appennino nome proprio è Italia mia, il più bello che ci sia!

Gabbia, uccello, sedia, pruni, questi NOMI son COMUNI sono i nomi delle cose quasi sempre numerose sono nomi di animali, fiori, piante, minerali chè le cose, belle o brutte, certo un nome l’hanno tutte ecco i nomi tra i più belli, mamma, babbo, zio, fratelli sono brutti per davvero fame, guerra, cimitero “Io fra i brutti” dice Lola “metto libro, studio, scuola e tra i belli passeggiata, giochi, feste e cioccolata!”

Ora I GENERI ti canto, che son due e due soltanto Uno è il genere maschile, l’altro è quello femminile son maschili i nomi Gino, babbo, figlio, soldo, lino femminili son Teresa, mamma, scuola, nonna, chiesa faccio un gioco, dal maschile volgo i nomi al femminile da cavallo, zio, padre, vien cavalla, zia e madre e dall’oste vien l’ostessa, da dottore dottoressa vien dal re la sua regina e dal gallo la gallina ecco l’albero è maschile, ma il suo frutto è femminile melo e pero se piantiamo, mela e pera poi mangiamo ed il pesco dà la pesca vettutata buona e fresca.

Anche i NUMERI son due, come i corni d’un bel bue il plurale e il singolare che dovrai ora imparare ma se un poco stai attento, tu li impari in un momento sono nomi al singolare in soldato, un libro, um mare ma due libri, tre soldati, al plurale son passati singolare sono orgoglio, ago, pesca, amico, foglio al plurale fanno orgogli, aghi, pesche, amici, fogli “Ecco qui” dice Giorgetto “singolare è un solo oggetto se gli oggetti sono in più, il plurale spunta su! Una pera, quattro pere, la bandiera, le bandiere L’ho capito e con giudizio, ora faccio l’esercizio.

Pur essendo al singolare, qualche nome può indicare molti oggetti, la riunione di animali o di persone come popolo, pollaio, gregge, classe, formicaio come folla, battaglione, schiera, esercito, legione ora i nomi qui segnati, COLLETTIVI son chiamati “Collettivi” dice Andrea “Son comizio ed assemblea dove sono radunati furbi, sciocchi e sfaccendati”.

Bue, aratro, casa, abeti, questi nomi son CONCRETI di materia son formati, son veduti, son toccati é concreto il nome giglio, come stella, come figlio se le cose le vedere, dite pur che son concrete ma l’onore è nome ASTRATTO, di materia non è fatto che esso esista ci si crede, ma con l’occhio non si vede così pure la costanza non ha forma nè sostanza nomi astratti son pietà, gloria, astuzia ed onestà or distinguere saprete, cose astratte da concrete Carlo, tu, sempre distratto, l’hai capito il nome astratto? Dice Carlo un poco offeso “Credo sì di aver compreso ciarle e sogni sono astratti e concreti sono i fatti chè le chiacchiere col vento se ne vanno in un momento solo i fatti, brutti o lieti, solo i fatti son concreti sicchè dicono anche  i matti ‘Meno chiacchiere e più fatti’ “

Vanno i nomi ora spiegati, PRIMITIVI e DERIVATI ecco, prendo il nome ulivo, questo nome è primitivo ma uliveto è derivato, dall’ulivo è generato e da giorno vien giornale, e da tempo temporale da campana campanile, e da cane vien canile “L’ho capito, l’ho capito!” tutto allegro esclama Tito “Primitivo rassomiglia proprio a un padre di famiglia sono i figli derivati, che han del padre i connotati ecco il nome legno io piglio, questo padre ha più di un figlio ha legnaia ed ha legname, legnaiolo e falegname questi quattro detivati son dal legno ricavati” “Ma non va dimenticata” dice Carlo “la legnata!”

Per far crescere gli animali, come pure i vegetali certo occorrono degli anni, se non giungono malanni ora qui, col mio talento, cresceranno in un momento siano cose che persone, con l’aggiunta sol di un ONE non ci credi? Vieni qua, or la prova ti si dà prendi un gatto, aggiungi un ONE, ed ottieni un bel gattone e da un libro hai un librone e da zucca uno zuccone ora alcuni sentirai che son falsi e riderai da una botte hai un bottone, poi da un monte un bel montone dice Giorgio, quel ghiottone, “Da una torre avrò un torrone?”

No, non piace il mio arrivo, perchè son DISPREGIATIVO sì, mi piace disprezzare, ho il poter di peggiorare vuoi sapere come faccio? ecco, aggiungo ai nomi un accio quando l’ho così conciato, vien da tutti disprezzato di una carta fo cartaccia, di una casa fo casaccia ma non credo ti dispiaccia, se di foca fai focaccia “Certamente non dispiace” dice Anna “anzi mi piace ma vorrei che fosse vera la focaccia e bella intera mentre questa qui segnata sol di chiacchiera è impastata che volete che io ne faccia, d’una simile focaccia?”

Ecco un altro gran portento! Io ti posso in un momento ogni cosa impicciolire, ogni oggetto ingentilire non con l’ascia o lo scalpello, ma con ino, un etto, un ello quando al gatto attacco un ino, lo riduco a un bel gattino se al mio libro aggiungo un etto, io ne faccio un bel libretto a campana metto un ello, e poi suono il campanello ci son poi diminuitivi che son falsi, son cattivi senti questi e non m’inganno, il tuo riso desteranno ho una pulce aggiungo un  ino, cosa ottengo? Un bel pulcino E da un tacco? Un buon tacchino. E da un mulo? Hai un mulino. “Matto” infine dice Nello “Matto è un nome pazzerello. Se l’accresci con un one, hai che cosa? Un buon mattone. Lo riduci con un ino e ne ottieni un bel mattino!”

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